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IL REPORTAGE

Gas, asfalto e acqua, Torino assediata dai cantieri: «Così è un labirinto»

Lavori in corso a giorni alterni, strade senza via d’uscita, senza metropolitana anche l’automobile è una trappola

Gas, asfalto e acqua, Torino assediata dai cantieri: «Così è un labirinto»

Se il pensiero di affrontare il traffico mentre la città si svuota per le vacanze estive, un poco, rassicura, basta uscire da San Salvario, affrontare il centro e sbucare a Porta Palazzo, per capire di aver affidato un’altra volta la speranza al nulla. Già, perché non fossimo abituati alla presenza dei cantieri nei mesi estivi - quando è l’occasione di rifare l’asfalto, riposizionare tubi dell’acqua o del gas, secondo le amministrazioni pubbliche - trovarsene a casaccio e sparsi senza un criterio di viabilità che risponda ad una minima logica, fa letteralmente infuriare. Così, anche il più pacato dei “bogia nen” al volante rischia di trasformarsi in un diavolo rabbioso, perdendo la strada e la calma nel volgere di pochi isolati.

Ma, almeno noi, procediamo con ordine. Se si parte dal principio di via Belfiore o da piazza Graf, procedendo verso piazza Nizza, ci si imbatte nel primo dedalo di cartelli che si fatica a leggere mentre si è concentrati sulla guida. Uno dice “Inizio cantiere” ma, sullo stesso, qualcuno ha apposto una scritta con la vernice spray indicando lo stesso punto come “Fine cantiere”. Secondo voi, anche a dieci chilometri orari, qualcuno riesce a raccapezzarsi? Allora si finisce nel secondo labirinto, tutt’attorno alla piazza del mercato, letteralmente, assediata dal “Prolungamento del teleriscaldamento” che doveva finire qualche mese fa ed è stato prolungato - solo per l’impiccio - con la scritta a pennarello sul cartellone marchiato “Torino Cambia” a dopo l’estate. 


Chiusa la pessima esperienza ai limiti della Ztl che, fortunatamente oggi andrà in vacanza, finiamo nel cuore del centro di Torino a pochi passi dal Po. E scopriamo che via Mazzini e “limitrofe” sono chiuse a giorni alterni se arriviamo da corso Vittorio Emanuele II seguendo l’unica carreggiata aperta al traffico privato, ovviamente, dopo le 10.30. Così, oltre alla riffa settimanale, per cui scopriremo a cento metri se capitiamo in un momento di lavoro o di pausa dal cantiere, proviamo ad attraversare l’ultimo tratto che ci separa da via Po e che, nostro malgrado, osserveremo dai finestrini per un battito di ciglia. Pensare di passare di lì, ora che è un percorso di gimcana, sarebbe un atto di autolesionismo ai limiti della violenza più atroce.

Viene da pensare che, almeno su corso San Maurizio, le cose possano procedere meglio. Sì, certo, se non ci si imbatte per sbaglio nel controviale che termina a Palazzo Nuovo, indicato da una serie di cartelli che - ci auguriamo da parte di qualche burlone - sono stati incrociati ad indicare due deviazioni coincidenti. Un’odissea che condividiamo con l’autista di un furgone, forse, un corriere espresso. Un giovane in monopattino. Due coppie in gita domenicale sulla bicicletta che, basiti dall’essere finiti tra scavatrici e macchine movimento terra, finiscono per accusarsi a vicenda di aver scelto il percorso peggiore.

«Internet» risponde secco uno dei due uomini già alle prese con la mappa indicata dal cartello dei “lavori in corso” da cui non si capisce granché. «Ora Google Maps non funziona, che ci posso fare?» inveisce scocciato di fronte all’ennesimo sbuffo di disappunto delle signore. Sudati marci, capiranno di lì a poco che è meglio andare verso il Po che in direzione Porta Palazzo. Dove tocca a noi proseguire la “via crucis” finendo nel terzo labirinto che, ormai da settimane, ha cinto piazza della Repubblica. Senza mercato, senza traffico e con autobus e tram deviati, la domenica, sembra vivibile, il resto della settimana si può scegliere se somigli più a Sodoma o a Gomorra.

E questo senza considerare chi si trova ad approdare in città dalla tangenziale o, peggio ancora, arrivando da Moncalieri e pensando di attraversare Torino come abbiamo fatto noi. Si troverebbe nel pieno dei lavori della “Idropolitana”. Un altro cantiere che, certo, non dura soltanto un’estate.

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