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Meraviglie dal mondo
23 Agosto 2024 - 22:00
C'è un museo, a Dubai, che non ospita capolavori perché l'edificio stesso è il capolavoro. Per la sua architettura, certo, ma anche per un piccolo segreto che cela. E' il Museo del Futuro e se la sua forma stessa nasconde un piccolo segreto, molto più intrigante è ciò che vi è scritto sull'intera superficie. Quei caratteri arabi, che si mutano in realtà in finestre, sono versi di una poesia, una poesia che è l'essenza stessa del museo. Scopriamolo insieme.
Il Museo del Futuro, o Motf, si trova lungo Sheik Zayed Road, nel cuore di Downtonw la zona finanziaria di Dubai. E' stato inaugurato il 22 febbraio 2022, una data scelta per il suo essere palindroma. La sua forma stessa colpisce e affascina immediatamente: è stato realizzato per stupire, d'altra parte, e vi riesce pure in un quartiere, una città, dove svettano torri di cristallo o addirittura dai riflessi dorati.
Alto 77 metri, conta sette piani e una superficie di 30mila metri quadrati. Il National Geographic l’ha inserito tra i 14 musei più belli del mondo. A progettarlo è stato l’architetto Shaun Killa, giunto a Dubai dal Sudafrica nel 1998, che tra i suoi lavori può annoverare il Burj Al Arab, uno degli edifici più iconici di Dubai: il superhotel di lusso a forma di vela su una isola artificiale. Composto di acciaio e vetro (i pannelli in acciaio sono 1024), ha una forma toroidale asimmetrica con uno spazio vuoto al centro a rappresentare l'occhio umano.
Quanto alle scritte sull'intera facciata, sono state disegnate dall'artista Mattar Bin Lahej e - oltre a essere in realtà delle finestre che si illuminano di vari colori, la notte - compongono una poesia scritta dallo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, emiro di Dubai e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti. Il verso principale, forse il più affascinante, recita “Il futuro appartiene a coloro che possono immaginarlo, progettarlo e realizzarlo. Non è qualcosa che si aspetta ma si crea”. Un futuro che viene pensato e realizzato, in scala, proprio all'interno del museo.
Un futuro presentato come un racconto in cinque capitoli, lungo i sette piani del museo. Il primo capitolo è OSS Hope ed è un viaggio nello spazio, con la possibilità, al quinto piano, in Journey to Future, di testare virtualmente un viaggio in una stazione spaziale a 600 chilometri di distanza dalla terra, o provare cosa significa decollare e viaggiare in uno Space Shuttle.
Al quarto piano, nell'Heal Institute che rappresenta il secondo capitolo, si atterra nella Dubai del 2071, dove, tra realtà virtuale e progetti futuristici, viene ricostruita una Foresta Amazzonica modificata, come monito e sensibilizzazione ai temi dell'ambiente. Nella Library of Life, che sono camera del Dna, è possibile ammirare migliaia di vasi di vetro, ciascuno contenente una specie vegetale diversa: la biblioteca della biodiversità del nostro pianeta, in pratica.
Scendendo di un piano ad Al Waha si gode di momenti di relax, attraverso particolari esperienze sensoriali, per far riposare gli occhi e la mente dopo le meraviglie tecnologiche (e non solo) dei primi due capitoli. Un momento fondamentale per prendere fiato, riprendersi soprattutto dallo stupore di pensare quanto quel futuro sia in realtà vicino.
Talmente vicino da essere visibile anche al Tomorrow Today, al secondo piano, fra oggetti tecnologici di uso quotidiano evoluti e pensati per semplificare la nostra vita. Tecnologia e ambiente: è questo alla fine il connubio che vuole proporre Dubai, cercando di far dimenticare il suo aspetto speculativo del lusso, dell'alta finanza, del petrolio. Infine, tornati a terra, tocca ai Future Heroes, ossia i bambini, sperimentare in una grande area gioco le missioni del futuro.
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