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Il retroscena sulla querelle di fine estate
07 Settembre 2024 - 13:15
Roberto Saviano
Cosa c’entri di preciso la Camorra, al momento non si sa. E non si sa neppure se la Dda di Napoli stia indagano, anche se pare assai probabile che il procuratore Nicola Gratteri ci voglia vedere chiaro. Mentre negli uffici giudiziari del Tribunale di Torre Annunziata, «non risulta nulla». C’è però una frase pronunciata da Maria Rosaria Boccia durante le sue interviste a Tv e giornali, che, neppure in maniera troppo sibillina, rivela un contesto inquietante della vicenda: «Sangiuliano è ricattato proprio da chi lui ha favorito». Quasi a dire che l’ex ministro abbia elargito dei favori, ma solo fino ad un certo punto, e poi abbia detto basta.
IL PROCURATORE NICOLA GRATTERI
Un passaggio, questo, che non deve essere sfuggito alla premier e al suo entourage, tanto da anticipare repentinamente i tempi delle dimissioni dell’ex direttore del Tg2, proprio per allontanarlo e non coinvolgere l’esecutivo in vicende non tanto scabrose, quanto pericolose. Infatti, era il 2018 quando Gennaro Sangiuliano, denunciò lo scrittore Roberto Saviano che sosteneva che l’attuale ex ministro era stato il “galoppino” di Nicola Cosentino, ex esponente di Forza Italia condannato in quanto referente della Camorra. Saviano fu prosciolto e commentò così: «Non dicevo il falso quando riconoscevo anche Nicola Cosentino (ex politico condannato per i rapporti con il clan dei Casalesi, ndr) tra i padrini politici di Gennaro Sangiuliano e tra gli artefici delle sue fortune. Giorgia Meloni non ha nulla da dire al riguardo? Temo che nessuno chiederà conto a Meloni della sua vicinanza politica a chi ha portato la camorra al governo, una vicinanza per la quale provo disgusto».
NICOLA COSENTINO
Lo scrittore aveva poi precisato: «Il cerchio si chiude: sono sotto scorta perché minacciato dal clan dei casalesi. Provo pietà per il nostro Paese e un profondo disgusto perché tutto questo sembra ormai essere la nostra normalità». Silverio Sica, avvocato del ministro Sangiuliano, aveva replicato: «La sentenza, lo dico ironicamente, è istruttiva perché dice che si può parlare di “galoppini” senza recare offesa, in quanto il termine sarebbe una critica politica aspra, pungente, ma consentita e tutte le connotazioni negative scompaiono». Per l’avvocato, «sembra che a questo proposito Saviano goda di un privilegio rispetto ad altri italiani». Insomma, il contesto è quello, molto campano (più che romano), terra dove la Camorra la fa da padrona (o quasi) e dove da anni sono fiorenti le attività commerciali della famiglia Boccia.
MARIA ROSARIA BOCCIA
Una terra dove il clan dei casalesi ha subìto anch’esso una trasformazione. La camorra è entrata di prepotenza nei salotti buoni, controlla attività imprenditoriali, commerciali e a più riprese ha tentato il salto in politica fidandosi di personaggi (uomini e donne) dal voto immacolato o quasi. Dunque, la vicenda Boccia-Sagiuliano, almeno da questo punto di vista, non appare come una spy story come alcuni hanno adombrato, e neppure un ciepanettone e un regolamento di conti tra amanti ferite e mogli gelose, quanto uno spaccato della più classica “Suburra”, dalla quale Meloni vuole stare il lontano possibile.
GENNARO SANGIULIANO
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