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la tragedia
24 Settembre 2024 - 20:40
A sinistra, il sangue davanti all'alloggio. A destra, Nabi Roua
«Ho ammazzato la mia ex moglie», avrebbe gridato ai vigili Abdelkader Ben Alaya, 48enne tunisino, accusato del femminicidio di Nabi Roua, anche lei tunisina e che tra meno di un mese avrebbe compiuto 35 anni. L’uomo è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto dai carabinieri del Radiomobile ed è in carcere. Ma aveva un passato di maltrattamenti e infatti portava il braccialetto elettronico. Che però non ha funzionato, anche perché a quanto pare Nabi Roua aveva disattivato l’applicazione.
Le coltellate fatali
C’era sangue ovunque in via Cigna 66, ai confini tra Aurora e Barriera. Chiazze all’ingresso, sulle scale, davanti all’appartamento sotto sequestro. Abdelkader Ben Alaya ha avuto una furente lite con l’ex moglie, prima di ucciderla. Il tutto davanti al figlio di 13 anni e alla figlia di 12. L’uomo, che in realtà risulta residente in corso Vercelli 104, si era presentato in casa della donna. Durante il litigio, il 48enne con un coltello da cucina ha pugnalato l’ex moglie al torace, sotto il seno sinistro. Quindi è scappato col figlio tredicenne, mentre la bambina restava in casa, terrorizzata, e osservava la mamma che stava morendo. Trasportata al San Giovanni Bosco dalla Croce verde di Villastellone, Nabi Roua è morta poco dopo. I due figli, invece, sono stati affidati a una comunità.
Il giallo del braccialetto
Nabu Roua e Ben Alaya Abderlkader erano separati da circa due anni: lei faceva la casalinga e si occupava dei due figli piccoli. Era residente in via Cigna, dov’è avvenuta la tragedia. Lui è un operaio edile e aveva la residenza in corso Vercelli 104. Al 48enne era stato applicato il braccialetto elettronico visti i maltrattamenti passati nei confronti dell’ex moglie. Braccialetto elettronico che però era fuori uso quando è avvenuto l’omicidio. Perché? Nell’interrogatorio davanti al pm Giuseppe Drammis, l’uomo ha raccontato che la donna aveva disattivato l’applicazione presente su un orologio che portava al polso, un particolare smartwatch che viene consegnato alle donne vittime di violenza. Tuttavia, qualche dubbio resta: infatti anche se l'allarme non era partito dall'orologio della donna accoltellata, il dispositivo doveva comunque essere geolocalizzato. Dunque, il braccialetto doveva funzionare in ogni caso con la geolocalizzazione dell'edificio di via Cigna e quindi le forze dell'ordine dovevano comunque essere informate della presenza non consentita dell’omicida.
«Litigavano sempre»
La coppia litigava spesso, almeno a sentire i racconti dei vicini di casa. Ben Alaya Abderlkader tornava diverse volte a casa dell’ex moglie, nonostante la separazione. «Abito qui da un anno e li sentivo sovente urlare, ma non capivo niente, perché non litigavano in italiano ma nella loro lingua. Quando c’erano le liti? Praticamente sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte», racconta Gaia Lo Nigro, che abita nello stesso stabile. A chiamare il 118 e a soccorrere Nabi Roua morente è stato Mattia Salvato, vicino di pianerottolo. Che racconta: «Ho sentito la figlia piangere e battere i pugni sulla porta. Quando mi ha aperto, ho visto la mamma a terra, in una pozza di sangue. Mentre arrivava l’ambulanza, ho provato a tamponare la ferita». Ben Alaya Abderlkader è difeso dall’avvocato Gianluigi Marino. Nell’interrogatorio ha dichiarato che il litigio è avvenuto perché, a detta sua, l’ex moglie aveva picchiato il figlio tredicenne. E ha aggiunto: «E’ stata lei ad aggredirmi col coltello, io gliel’ho preso e l’ho colpita, ma non volevo ucciderla». L’arma, intanto, è stata sequestrata.
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