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Bandiere di Israele bruciate, poliziotti e giornalisti feriti: ecco il corteo che era stato vietato

La questura aveva imposto il "no", ma i manifestanti hanno sfilato lo stesso. E non sono mancati episodi deplorevoli

Il momento in cui è stata bruciata la bandiera di Israele

Il momento in cui è stata bruciata la bandiera di Israele

Un paio di bandiere dello Stato di Israele date alle fiamme nel falò improvvisato di piazza Vittorio, un fitto lancio di petardoni, fumogeni (e persino qualche mela) davanti alla sede della Rai blindata dalla polizia e, per finire, anche due poliziotti e un giornalista che sono rimasti feriti. Altro che manifestazione “statica” come imponevano le prescrizioni della questura di Torino (che a dire il vero aveva anche vietato di manifestare nella giornata di ieri), il corteo ieri sera c’è stato eccome per le vie del centro città e ha visto la partecipazione di 1500 persone. Che appunto hanno sfidato i divieti imposti dal nuovo questore di Torino, Paolo Sirna e alle 20.30, dunque mezz’ora dopo il ritrovo programmato in piazza Castello, hanno deciso di fare la sfilata in barba a ogni tipo di divieto.

Il tutto, nell’ambito di quella che doveva solo essere una semplice fiaccolata per ricordare l’inizio dei bombardamenti in Medio Oriente del 7 ottobre di un anno fa. Tra gli attivisti pro-Palestina c’erano anche membri dei centri sociali e dei collettivi studenteschi, oltre a Cambiare rotta e a Fronte della gioventù comunista. Anzi, prima delle 20 i cortei in realtà erano due: un primo corteo di studenti era partito alle 18 dal Campus Einaudi, un secondo corteo ha iniziato a sfilare invece dalle 18.30 da piazza Arbarello, per poi confluire in piazza Castello alle 20 in punto. E sempre alla stessa ora, in piazzetta Primo Levi, è iniziata la fiaccolata della comunità ebraica. «Non siamo in piazza soltanto per la Palestina e il Libano, ma per i nostri stessi diritti calpestati da censura, intimidazioni istituzionali e repressioni violente», urlavano i manifestanti dai megafoni. Oltre alle immancabili bandiere e agli striscioni, in piazza c’erano anche cartelli contro Meloni e Netanyahu.

Poi, appunto, la partenza: «Andiamo tutti quanti in corteo», l’annuncio urlato a squarciagola dai megafoni nella piazza. Detto fatto, i 1500 manifestanti da piazza Castello hanno percorso via Po, poi via Rossini e via Verdi. Arrivati davanti alla sede della Rai, è iniziato un fitto lancio di uova, mele e altri oggetti contro gli agenti di polizia schierati in tenuta anti-sommossa. Imponente il servizio d’ordine, perché oltre al Reparto mobile della questura c’era anche il Battaglione dei carabinieri. Due poliziotti sono rimasti feriti dal lancio dei petardi. I manifestanti hanno poi tirato delle uova contro i giornalisti e un operatore di Mediaset è stato colpito a un occhio ed è stato soccorso dagli agenti di polizia.

Quando il corteo è ripartito, è stato deturpato con delle scritte pro-Gaza anche l’Auditorium della Rai di via Rossini. Il corteo ha quindi percorso corso San Maurizio arrivando davanti alla sede di Palazzo Nuovo (per molto tempo occupata) e poi in via Bava, per poi arrivare in piazza Vittorio. Ed è stato proprio in piazza Vittorio che i 1500 manifestanti hanno dato alle fiamme due bandiere di Israele in un mega-falò messo in piedi bruciando assi di legno. Bruciato anche un manifesto del premier israeliano Benjamin Netanyahu, sotto una pioggia battente, mentre i partecipanti alla manifestazione cantavano e facevano il girotondo attorno al fuoco. Per fortuna, durante le due ore di corteo non ci sono mai stati contatti ravvicinati tra forze dell’ordine e manifestanti, ma si è trattato comunque di una violazione dei divieti: perché il corteo non doveva esserci e invece i pro-Palestina hanno sfidato i divieti e sono partiti ugualmente nella sfilata.

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