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La sentenza

Dire «ti cavo gli occhi e ti s...o la moglie» non è estorsione: ecco cos'ha deciso il giudice

Un 44enne calabrese rischiava 5 anni di carcere. L'avvocato difensore: «Una sentenza giusta ed equilibrata»

Dire «ti cavo gli occhi e ti s...o la moglie» non è estorsione: ecco cos'ha deciso il giudice

Foto di repertorio

«Ti cavo gli occhi» e «vengo a Torino e ti s...o la moglie». Parole forti e colorite, che Daniele Oliva ha detto perché arrabbiato con un amico che lo aveva deluso e raggirato. Ma che, secondo il pubblico ministero Ruggero Mauro Crupi, era una delle due estorsioni commesse dal 44enne di origine calabrese. Talmente gravi da meritare una condanna a 5 anni e 4 mesi di carcere. Il giudice Paolo Gallo la pensa diversamente e ieri ha assolto Oliva per la prima delle due estorsioni perché «il fatto non sussiste». E ha riqualificato la seconda, quella incentrata sulle frasi rivolte all'ex amico, in esercizio arbitrario delle proprie ragioni: per questo reato, più lieve, ha inflitto una condanna a un mese di carcere (sospesa con la condizionale). «Si tratta di una sentenza giusta ed equilibrata, Oliva ha esagerato ma è umano e non so se io avrei agito diversamente, al posto suo» commenta soddisfatto l'avvocato Enrico Buratti, difensore dell'imputato insieme al collega Matteo Bodo.

Si chiude così quella che il legale definisce una «vicenda traumatica e fonte di grande sofferenza» per il suo assistito. In attesa delle motivazioni della sentenza e di un possibile ricorso da parte della Procura o dalle parte civile, almeno.

I fatti risalgono al 2019 quando Oliva e il suo amico, un 48enne torinese, sono arrivati alla resa dei conti: il 44enne di origine calabrese lamentava di non aver guadagnato i 60mila euro che il torinese gli aveva promesso per una serie di compravendite immobiliari. E per questo avrebbe minacciato l’altro uomo, dicendogli di tutto, e lo avrebbe costretto a versargli 30mila euro in bonifici e 4mila in contanti. In più lo avrebbe costretto a versare 10mila euro come acconto per l’acquisto di un immobile a Milano. Mesi dopo Oliva sarebbe tornato a chiedere altri soldi, sostenendo che i guadagni mancati erano “lievitati” da 60mila a 300mila euro. Così avrebbe costretto l’amico a firmare una scrittura privata per cedergli i 40mila della sua provvigione per la vendita di un appartamento in corso Montegrappa a Torino, aggiungendo altre minacce come «Ti metto nel cofano e ti porto a Milano» e «ringrazia i tuoi figli, se no ti staccavo la testa dal collo adesso». E specificando che «hai avuto l’onore di pranzare con la storia della 'ndrangheta».

Tutti questi comportamenti valevano una doppia estorsione per la Procura, non per il giudice: «Avevamo provato che la prima accusa non stava in piedi e che la seconda era solo una reazione sopra le righe dopo il "tradimento" di un amico. Una persona di cui è emersa la caratura durante il processo, visto che ha una serie di pendenze per truffa e una condanna per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione».

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