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Il caso

Le preghiere della famiglia, le accuse ai gestori: cosa sappiamo dell'incidente al bimbo di 10 anni

Il piccolo stava facendo la prima lezione di tennis e si è appeso alla porta da calcetto

Le preghiere della famiglia, le accuse ai gestori: cosa sappiamo dell'incidente al bimbo di 10 anni

«Possiamo solo pregare» si lascia scappare la nonna mentre gli zii, con gli occhi rossi di lacrime, scelgono di restare in silenzio. E di affidarsi alla speranza: sono ore di tensione per i parenti del bambino di 10 anni che, intorno alle 18 di lunedì, è stato travolto da una porta da calcetto al centro sportivo di via Carducci, a Giaveno. Che ora lotta per la vita mentre carabinieri e Procura indagano sulle cause dell’incidente: «Avevamo spostato le porte di lato per la lezione di tennis e non erano ancorate - riporta Piero Molinatto, segretario dell’Asd Tennis Giaveno, che gestisce la struttura - Per noi la sicurezza è una priorità e siamo vicini alla famiglia, nella speranza che il ragazzino si riprenda. Mai avremmo pensato che si sarebbe appeso alla traversa: era imponderabile». Replica l’avvocato Enrico Maria Picco, cui si è affidata la famiglia del bambino: «Se la porta avesse avuto dei contrappesi, non sarebbe successo nulla».

Sarà un’inchiesta penale a chiarire nel dettaglio cos’è successo al ragazzino, che proprio lunedì affrontava la prima lezione di tennis: aveva sempre giocato a calcio ma aveva deciso di cambiare sulla scia di un fratello più grande. Così si è presentato al campo coperto della società sportiva, utilizzato sia per il tennis che per il calcetto. A quanto risulta, erano una decina i ragazzini pronti a imbracciare le racchette sotto gli occhi di due istruttori: «Il bambino stava aspettando il suo turno e stava facendo delle corsette di riscaldamento - ripercorre ancora Molinatto - Poi, di sua iniziativa, si è appeso alla porta e il suo peso ha fatto da leva. Non avremmo mai potuto pensare che facesse una cosa del genere di sua iniziativa. E, quando l’istruttore si è voltato, lo ha visto già a terra, in mezzo al sangue».

Il piccolo è caduto insieme alla porta, ha sbattuto la testa sul terreno e contro la traversa: «Un impatto devastante» ammette il segretario dell’associazione. Che aggiunge: «Uno dei due istruttori, entrambi qualificati, ha fatto il corso di primo soccorso ed è intervenuto immediatamente». Intanto è partita la chiamata al 112, sotto gli occhi sbarrati degli altri ragazzini presenti. Il giovane tennista è stato poi trasportato in condizioni gravissime al Regina Margherita, dov’è ricoverato nel reparto di Rianimazione: a quanto risulta, ha riportato un grave trauma cranico ed è in coma farmacologico, intubato e in prognosi riservata. Tradotto, sta lottando per la vita: «Preghiamo che migliori» si limitano a dichiarare i parenti, alcuni partiti nella notte da Napoli per stare vicino ai genitori del piccolo.

I carabinieri di Giaveno, coordinati dalla Procura di Torino, hanno sequestrato il campo e raccolto le testimonianze di istruttori gestori del centro sportivo. Che ora rischiano di finire sotto accusa: «Da allenatore di una squadra giovanile, dico che può succedere che un ragazzino si appenda a una porta - riflette l’avvocato Picco - In molti centri capita spesso che vengano lasciate senza contrappesi per poterle spostare velocemente. Così si creano delle situazioni di oggettivo pericolo».

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