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La tragedia

Neonata uccisa dalla mamma, parla la vicina psicologa: «Donne lasciate sole dalle istituzioni»

Il dramma di Nole fa discutere: Carola ha affogato la piccola Perla perché soffriva di depressione post partum

Neonata uccisa dalla mamma, parla la vicina psicologa: «Donne lasciate sole dalle istituzioni»

«Una donna su 5 ha un disturbo mentale in gravidanza o nel post partum» esordisce Eliana Bruna, psicoterapeuta che abita a poche centinaia di metri dalla casa del delitto di Nole.

La dottoressa Bruna si occupa proprio di psicologia perinatale e lancia l’allarme sui disturbi che soffrono le mamme, come quello che avrebbe spinto Carola Finatti ad affogare la piccola Perla, la sua bimba di soli 10 mesi: «Tante hanno paure sul loro ruolo materno e subiscono la pressione a livello culturale». In che senso? «Quando una donna annuncia la gravidanza, si sente quasi sempre dire: ”Che bello, sarai felicissima!”. E lei si sente in dovere di rispondere di sì». Capita anche a chi ha tanto desiderato quel figlio? «Sì, perché, a livello psicologico profondo, si vive un mare di emozioni contrastanti. Bisognerebbe smettere di presentare, a livello mediatico e social, la maternità come il traguardo più alto di una donna. A volte quegli esserini così teneri e profumati sono fonte, senza averne colpa, di terrore, di angoscia, di senso di impotenza e inadeguatezza. Tutto questo, la stanchezza e la vita stravolta si aggiungono al fatto non trascurabile che i servizi sanitari per le mamme sono ridotti al minimo o anche meno». E il risultato, in casi estremi, sono tragedie come quella di ieri.

«La donna si sente profondamente sola e incapace di andare avanti. La disperazione diventa insopportabile e il cervello va in corto circuito, risucchiando lei e il suo bimbo in un baratro senza fine. E poi dovrà farci i conti per tutta la vita. Ma le istituzioni cosa vogliono fare? Non è più ora del momentaneo sgomento, ci vogliono servizi e progetti seri».

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