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Il caso

«Mi hanno fatto perdere i miei gemellini»: padre e figlia ginecologi a processo

Dopo la morte dei due feti, la mamma ha denunciato e oggi ha raccontato la sua storia ai giudici

«Mi hanno perdere i miei gemellini»: padre e figlia ginecologi a processo

«Perdevo sangue, sono andata nel panico. Poi sono corsa in ospedale, mi hanno portata in sala parto e mi hanno detto di spingere. Io mi sono rifiutata: "No, è troppo presto, così i miei bimbi muoiono". L'ostetrica mi ha risposto: "Spingi, altrimenti muori pure tu"».

Parla con le lacrime agli occhi Francesca, la mamma che ha denunciato due ginecologi per la morte dei suoi gemellini al quarto mese di gravidanza (il nome è di fantasia). Così i due medici, padre e figlia, sono finiti alla sbarra per procurato aborto (il reato specifico è "interruzione colposa di gravidanza"): secondo l'accusa, contestata dal pubblico ministero Giorgio Nicola, il decesso dei feti sarebbe dovuto a un'infezione da stafilococco. E la responsabilità sarebbe sia del ginecologo 78enne, che avrebbe eseguito un'amniocentesi sulla donna senza disinfettare correttamente, sia della figlia 45enne. La quale, ginecologa di riferimento della paziente, avrebbe preso sotto gamba l'infezione e non avrebbe somministrato la terapia antibiotica che avrebbe potuto salvare la vita ai due gemellini.

Questa mattina, nel processo davanti alla giudice Alessandra Danieli, c'è stata la drammatica testimonianza di Francesca. Che ha ricordato i tre aborti precedenti e la difficoltà a rimanere incinta. Fino a quando, dopo vari tentativi con l'aiuto della ginecologa ora a processo, è andata a buon fine la procreazione assistita: «L'11 ottobre 2018 ho fatto la prima visita e la dottoressa mi ha detto che aspettavo due gemelli - ripercorre Francesca in aula, rispondendo alle domande del pm Nicola e degli avvocati degli imputati, Luigi Giorno e Antonio Gilestro -  Poi mi ha consigliato di fare un'amniocentesi di controllo (serve per effettuare una diagnosi prenatale, ndr). Anch'io sono un medico ma non sono specializzata in ginecologia, quindi mi sono fidata di una specialista che conoscevo perché avevamo fatto l'università insieme».

Così il 2 gennaio 2019 la donna si è presentata in un centro specializzato di Torino. Dove, a effettuare l'esame, c'era il papà della sua ginecologa: «Gli ho detto che avevo passato Capodanno a Sauze d'Oulx e gli ho chiesto se potevo ritornare in montagna. Mi ha detto che non c'erano problemi, aggiungendo solo di restare a riposo». Ed è lì che sono iniziati i problemi: «Mi è venuta la febbre a 38.5, tanto che non mi sono presentata al lavoro. Poi sono andata al Sant'Anna, mi hanno fatto un'ecografia e mi hanno detto di starmene tranquilla. Però la situazione è ancora peggiorata nei giorni successivi e ho iniziato a trovare macchie di sangue».

Terrorizzata, Francesca è tornata al pronto soccorso dell'ospedale torinese: «Quando sono arrivata, mi hanno detto che ero già dilatata di un centimetro e con il parto in atto. Ricordo che dicevo “fate qualcosa, arrestate il parto perché è troppo presto”. Io non sono un'esperta ma era ovvio che i gemelli non erano pronti per nascere. Ma mi hanno portata lo stesso in sala parto e in poco tempo ho espulso entrambi i feti: ricordo l'odore di pus e il colore della placenta. Anche l'ostetrica ha detto che l'infezione era evidente e, alla mia richiesta di fare l'autopsia, ha risposto che avrebbe richiesto anche un esame colturale. Poi, dalla cartella clinica, risultava l'infezione da streptococco». Secondo la signora e la Procura, è stata l'amniocentesi a provocarla. E la successiva sottovalutazione ha fatto il resto, come emerso dalle analisi fatte dai consulenti nominati dal pm e dalla difesa di parte civile. Tesi opposta a quella degli esperti e degli avvocati incaricati dagli imputati, convinti che Francesca abbia contratto il virus in altri modi (anche perché si tratterebbe di un'infezione molto comune): al lavoro o a Capodanno, dov'era presente una bambina con febbre e vomito.

Saranno le ulteriori testimonianze e i risultati delle consulenze, nelle prossime udienze, a chiarire cosa sia successo e se i due medici siano responsabili del doppio aborto.

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