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Furibonda polemica in Regione Piemonte
11 Dicembre 2024 - 10:32
La professoressa Francesca Marucco
Si parla anche di questo in Consiglio Regionale. Dei lupi. Specie protetta e da tutelare, almeno fino a ieri. Oggi è stato rimesso un po’ tutto in discussione e la specie ha subìto un declassamento, «Non è più protettissima - spiega Sarah Disabato capogruppo M5s -, ma solo protetta. E’ un segno positivo perché, come ci hanno spiegato gli esperti, significa che i lupi sono più numerosi, ma più facilmente controllabili». Non la pensa come “Cappuccetto Rosso” il vice capogruppo di FdI Roberto Ravello che ribatte: «Sono improcrastinabili misure di contenimento efficaci, la riflessione deve ormai solo focalizzarsi sul metodo. L’ultimo attacco a Ciconio (nel Canavese, nei giorni scorsi, ndr) certifica che la presenza del lupo, come confermato da Coldiretti, non è più confinata in aree regionali circoscritte ma, di fatto, interessa tutto il territorio: Canavese, Chivassese, Pinerolese e, addirittura, seconda cintura di Torino. Ormai il lupo è un fattore costante, con cui fare i conti anche in pianura.
SARAH DISABATO
Questo pone dei seri interrogativi sulla convivenza con gli allevamenti e, più in generale, con l’uomo». Cosa si può fare allora? Disabato sostiene che abbattere i lupi significa che i nuovi branchi (fortemente territoriali) possano diventare ancora più ostili nei confronti dell’uomo o degli animali domestici: «Bisogna tutelarli ma controllarli». In realtà, neppure Ravello (nel ruolo del cacciatore, considerata la Disabato Cappuccetto Rosso) sembra essere favorevole a usare la doppietta: «nessuno vuole ingranare la retromarcia - dice -, magari fucile in spalla, tornando a numeri da anticamera dell’estinzione della specie sull’arco alpino. Il lupo è una ricchezza, anche culturale, dei nostri territori e delle nostre Comunità. Laddove però risulti impossibile una convivenza pacifica, la strada del contenimento numerico non può e non deve essere un tabù». I numeri sono importanti: nel 2023 più di 1.500 capi di bestiame coinvolti, più di mille morti e 400 dispersi. La parola all’esperta (che non è certo la “nonna”), la professoressa Francesca Marucco, coordinatrice scientifica presso il Dbios dell'Università di Torino che ha presentato il progetto internazionale che coinvolge Italia, Francia, Austria, Slovenia e Svizzera con lo scopo di migliorare il rapporto di convivenza tra uomo e lupo e organizzare sistemi di prevenzione dei problemi che questo comporta e nel progetto, presentato in Regione, quasi mai si parla di doppiette, se non in casi estremi.
ROBERTO RAVELLO
«Abbiamo elaborato una mappa della presenza dei lupi nelle sei nazioni alpine - ha spiegato la ricercatrice -, con il lavoro di più di mille persone. Di lupi ne sono stati censiti 846, di cui 680 nella zona ovest delle Alpi (ma bisogna tener conto che si spostano), il trend della popolazione è stato monitorato e documentato in crescita nel 2023-2024 soprattutto in Piemonte e in Lombardia, ma prevediamo che la loro presenza rimarrà stabile nei prossimi decenni. Il progetto Life ha avviato per la prima volta un sistema di governance comune nei vari Stati che ora lavorano con gli stessi protocolli e una programmazione a lungo termine. Il progetto in Italia ha coinvolto diverse istituzioni e professionalità: parchi, carabinieri forestali, veterinari della Asl, unità cinofile antiveleno, cacciatori, allevatori. Per informare i cittadini abbiamo fatto anche parecchi incontri sul territorio e nelle scuole che hanno riscosso grande interesse». Insomma, c’è chi ai lupi vuol sparare, ma anche chi ci vuol ballare.
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