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Torino come Yalta grazie a Masterchef
12 Dicembre 2024 - 07:00
La conferenza di Yalta
L’idea sembra essere venuta a qualcuno durante un incontro attorno ad una tavola imbandita al Centro di amicizia italo arabo di Torino. Presenti anche Giampiero Leo (del coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”), e l’ex sindaco di Torino Valentino Castellani (comitato Intefedi). Insomma, quella che viene definita un’agape fraterna (molto trasversale) tra rappresentanti di diverse religioni, opinioni politiche e nazionalità, oggi in conflitto tra loro nei Paesi in guerra, dal Medio Oriente, al fronte russo-ucraino. «Lì si fanno la guerra - ha detto Leo - qui da noi cerchiamo occasioni di pace».
A chi è venuta l’idea
L’idea, appunto, dovrebbe essere nata lì, tra una portata e l’altra e qualche bicchiere di Barbera. Qualcuno ha ricordato Yalta, o meglio i sapienti retroscena organizzativi che hanno avuto in Baffone Stalin il grande cerimoniere. È sufficiente leggere le cronache dell’epoca o rileggere le opere dello storico britannico Denis Mack Smith per capire come andò. «Stalin - scrive un anonimo cronista dell’epoca su un giornale francese - voleva ottenere consenso e successo e arrivare alle firme finali dove anche chi meno poteva pretendere, ne sarebbe uscito soddisfatto».
L'AGAPE CON GIAMPIERO LEO E VALENTINO CASTELLANI
Conferenza di Yalta
Lo scenario mondiale dopo la Seconda Guerra Mondiale, si presentava ancor più complicato di quello odierno. «Stalin, aiutato da Molotov, ebbe una serie di idee vincenti». La cosa più importante era far sì che i delegati e i leader dei Paesi convenuti si trovassero a loro agio e che le tensioni nei negoziati, venissero poi blandite durante il tempo libero e i momenti di svago. «Baffone precettò (letteralmente) con le buone o con le cattive i migliori cuochi dell’epoca: in Russia, in Francia, in Gran Bretagna, e in Italia (quelli più apprezzati da parte americana ndr)».
Cuochi e primizie
Non solo, il leader dell’Unione Sovietica fece approdare a Yalta interi bastimenti pieni zeppi di cibi di grande qualità, primizie di ogni genere, vini e alcolici preziosi quasi introvabili nelle più note distillerie del pianeta. «Quanto costò a Stalin tutto questo, è sempre stato coperto dal segreto di Stato, più ancora della fine dei resti mortali di Adolf Hitler». Senza contare, poi, l’esercito di camerieri, maggiordomi e sommelier assunti per l’occasione.
Signorine profumate
C’è anche di afferma, ma non ci sono documenti a riprova, «che Stalin si occupò personalmente di selezionare una gruppo di signorine colte, ma soprattutto affascinanti, profumate e di bell’aspetto, pronte a soddisfare i piaceri dei convenuti». Yalta, almeno per Stalin, fu un successo, anche se la conferenza rischiò di fallire, «perché le delegazioni si trovavano a proprio agio tra tutto quel ben di Dio, che rimandavano sempre il momento della firma dei trattati».
PAPA GIOVANNI XXIII
Papa Giovanni XXIII
Anni dopo, come Stalin, si comportò l’allora cardinale di Santa Romana Chiesa Angelo Roncalli (poi Giovanni XXIII, il Papa buono e oggi agli onori degli altari). Nominato nel dopoguerra nunzio apostolico in Francia (cioè ambasciatore del pontefice) constatò che in quel Paese il rappresentante di Sua Santità aveva poca considerazione presso la presidenza De Gaulle e anche negli ambienti diplomatici sotto la Torre Eiffel. Uomo di mondo qual’era, il cardinale corse ai ripari e convinse la Segreteria di Stato Vaticana a pagare un lauto stipendio al migliore chef parigino che lui, nel frattempo, aveva assunto. «Da quel momento in poi - confermano gli storici - la Nunziatura Apostolica di Parigi, divenne il centro delle relazioni diplomatiche. I banchetti organizzati dal cardinale Roncalli, riunivano ambasciatori, consoli, generali, politici, industriali e banchieri, tutti attratti dai menù di prim’ordine che solo lì si potevano gustare».
Senza le signorine
Lo stesso De Gualle che inizialmente a Roncalli aveva imposto lunghe anticamere, senza mai riceverlo, fu sedotto dalle narrazioni sui gusti di quei piatti esclusivi, e si recò ad un banchetto. La differenza tra Yalta e Parigi, tra Stalin e Roncalli, annotano gli storici, «è, ovviamente, nell’assenza in Nunziatura di frotte di signorine profumate e affascinanti».
Torino come Yalta
Eco qual è l’idea. Perché, considerati gli scenari di guerra, non fare altrettanto a Torino? Le location ci sono: da Stupinigi alla Reggia di Venaria, ai castelli del Canavese. «I vini piemontesi sono un’eccellenza. Si potrebbero radunare, per miglior causa, i più grandi chef italiani da Carlo Cracco ad Antonino Cannavacciuolo e chi più ne ha, più ne metta». Un conferenza di pace con i Capi di Stato dei Paesi in conflitto, ma anche con i grandi leader della terra, riuniti a Torino, comunque in Piemonte, per arrivare ad un accordo globale e far cessare i sanguinosi conflitti in corso.
ANTONINO CANNAVACCIUOLO
Come fare
L’attività diplomatica per organizzare quest’incontro, sarebbe già in corso. «Da un lato si tratta di coinvolgere il Governo perché crei le condizioni affinché la conferenza si possa svolgere. Tra queste le tutele a Putin e Netanyahu dopo le pronunce del Tribunale dell’Aja e le misure di sicurezza. Poi è necessario trovare le risorse economiche. Un’organizzazione autonoma e indipendente dagli Stati, perché deve essere credibile e affidabile verso tutti».
I quattrini
Insomma, ci vuole qualcuno che metta i quattrini. Possono essere le Fondazioni bancarie (forse le più interessate), gli istituti di credito italiani o stranieri, o qualche tycoon desideroso di passare alla storia come il nuovo Mahatma Gandhi. Si vedrà nelle prossime settimane se quest’iniziativa diplomatica per pacificare il mondo avrà o meno successo.
Spionaggio
D’altra parte è risaputo, i leader dei Paesi in guerra qualche punto debole ce l’hanno. Vladidimir Putin, ad esempio, considera il Lambrusco il nettare degli dei. Ne sapeva qualcosa Silvio Berlusconi che, per sedurlo, aveva spedito a Mosca casse piene di bottiglie di quello buono, sia secco che amabile. Oggi l’intelligence, una cosa dovrebbe fare: carpire i segreti di Zelens’kyj, Netanyahu, Trump, Xi Jinping, Kim Jong-un, Khamenei e tanti altri in fatto di vini e di gusti culinarii. Poi se qualcuno ci vuole mettere pure le signorine profumate, tutto sommato... il fine giustifica i mezzi.
CARLO CRACCO
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