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L'editoriale
12 Dicembre 2024 - 12:21
John Elkann
Il giornale torinese degli Elkann/Agnelli, dopo aver svolto nel corso dei decenni il ruolo primario di giornale della Fiat prima e Fca dopo, con la vendita di quest'ultima ai francesi e con l’assottigliarsi degli interessi della famiglia sul territorio piemontese e non solo, ha cominciato ad assumere un pretenzioso ruolo ideologico di guida politica e militante, con afflato quasi religioso, contro le forze di governo e le masse che lo hanno, a maggioranza, votato alle elezioni politiche. E la causa, secondo le analisi elitiste del giornale di Elkann, che si richiama sempre alla ormai annacquata e obsoleta ideologia azionista, minoritaria anche quando la sinistra era egemone, per cui gli italiani sono poveri e in fondo alla scala sociale europea è perché sono ignoranti.
STUDIANO POCO
A margine delle statistiche impietose dell’OCSE che vedono gli italiani tra gli ultimi nelle classifiche delle classi di età tra i 16 e i 65 anni in matematica, lingua e analisi dei problemi, il commento e la spiegazione dei soloni subalpini è: perché studiano poco e tale povertà formativa oltre a relegarli ad un destino di poveri li getta tra le braccia del populismo (sic!). Tale ragionamento, frutto della semplificazione di un fenomeno complesso che sta interessando tutte le società occidentali, è il frutto della propaganda affidata alle trombonate di qualche ex dinosauro accademico a cui spesso slitta la frizione dell'agitatore politico dimenticando volutamente la complessità dei fenomeni ed apparecchiandosi ad ardite analisi politologiche e sociologiche se si è economisti e dichiarazioni da filosofi se si è storici o giuristi. La presunta superiorità intellettuale e morale delle élite, si dispiega con l’ultima, infelice, disquisizione sull'ignoranza degli italiani, firmata da Elsa Fornero. Non è che l'ennesimo capitolo di una narrativa che da decenni si fa portatrice di una visione elitaria e disprezzante delle masse popolari.
ELSA FORNERO
L'ANALISI DELLA EX MINISTRA
Secondo l'analisi, drammaticamente riduttiva, proposta dalla ex ministra, il nostro Paese sarebbe in una spirale di povertà e inadeguatezza, dovuta esclusivamente all'ignoranza che pervaderebbe la società italiana. L'inadeguatezza intellettuale e culturale, unita a una formazione scolastica deficitaria, sarebbe il motivo principale per cui gli italiani, incapaci di “affrontare le normali attività della vita”, cadono nelle braccia del populismo. Un ragionamento tanto banale quanto pericoloso, che risponde ad un sillogismo elitario secondo cui le masse sono incapaci di discernere la “verità” e di compiere scelte politiche sagge, proprio perché ignoranti. Le cause di fenomeni complessi come la mancata crescita economica generale ed il conseguente blocco dell’ascensore sociale vengono semplicisticamente illustrate come conseguenza dell’ignoranza degli italiani. E la scuola e l'università italiane ne hanno grande responsabilità in quanto agenzie di diffusione dell'ignoranza, salvo ovviamente chi può permettersi la Columbia University, Stanford o Oxford.
POPOLINO IGNORANTE
Come se per i poveri italiani l'ignoranza fosse una colpa e non una conseguenza della povertà stessa. E' il tipico ragionamento delle élite economiche e culturali: sei popolino ignorante e pertanto sono sbagliate le tue scelte politiche, se fossi una persona colta condivideresti le scelte "giuste" e le indicazioni che quelli acculturati come noi suggeriscono più acconce. Insomma è la raffinata propaganda delle élite della sinistra del capitalismo finanziario e postindustriale che ha sempre schifato, con la puzza sotto il naso, le posizioni nazionalpopolari di Antonio Gramsci in quanto troppo compromesse con l'Ideologia Italiana, da cui deriverebbero tutti i mali attuali della nostra povera nazione. Questa posizione, che ha radici nella visione che vede l'ignoranza come una colpa individuale e sociale, è pericolosamente riduttiva. Essa ignora volutamente le complessità economiche e sociali che contribuiscono alla disuguaglianza, e non solo in Italia.
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IL POPULISMO
Il fenomeno del populismo, dell'ascesa dei movimenti anti-establishment e dei leader populisti non è un prodotto esclusivo della “mancanza di cultura”, come vorrebbe l'articolo, ma un riflesso di un più ampio malessere sociale e di un fallimento delle politiche economiche del neoliberismo finanziario che, sotto l'apparente fiume di progresso, hanno alimentato le disuguaglianze, la precarietà e la perdita di potere di acquisto delle classi popolari. Invece i maestrini che hanno la pretesa di insegnare a vivere agli italiani guardano al di là dell'atlantico, i loro modelli sono quelli delle élites economiche con sede a Cupertino o quelli dello star system americano e globale e dei grandi potentati delle università della ivy league, del wokismo della potente stampa progressista e delle sconfitte elettorali. Sconfitte determinate anche negli Usa, secondo i loro analisti, dall'elettorato meno acculturato. In Italia, come se non bastasse il loro tradizionale compito editoriale, i giornali della famiglia Elkann-Agnelli hanno deciso di spingersi oltre. Cercano di vestirsi da moralisti e guide politiche.
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