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Sindacale
25 Dicembre 2024 - 18:21
Il clima natalizio si presenta tutt'altro che sereno per i lavoratori dei call center torinesi. Nei giorni recenti, numerosi dipendenti si sono radunati in assemblea insieme ai rappresentanti sindacali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil. Preludio a uno sciopero nazionale previsto per i primi giorni di gennaio, a causa della decisione delle aziende di recedere dal contratto nazionale delle telecomunicazioni per adottarne un altro, sottoscritto il 4 dicembre da Anpit, Assocontact e Cisal, che comporterebbe, secondo quanto denunciano i sindacati, "un taglio pesantissimo di diritti e salario per migliaia di lavoratrici e lavoratori". Le principali criticità segnalate includono "riduzioni significative nel pagamento della malattia, limitazioni nei permessi, formazioni svolte fuori orario di lavoro, controllo individuale della prestazione lavorativa, eliminazione degli scatti di anzianità, aumenti salariali inferiori ai 50 euro su un periodo di tre anni nonostante l'inflazione pesante degli ultimi tempi, che verrebbero comunque parzialmente o totalmente assorbiti per i lavoratori già assunti, e il completo smantellamento della clausola sociale nei cambi di appalto".
Le aziende interessate dal cambiamento sono aderenti ad Assocontact, tra cui One Os, Ccone, Colligo, Ingo e Tecnocall. Tuttavia, i sindacati evidenziano soprattutto la responsabilità dei committenti che appaltano i servizi di call center: banche, compagnie assicurative, imprese del settore energetico e dell'e-commerce. Queste realtà, nonostante abbiano visto crescere significativamente i loro profitti negli ultimi anni, continuano "ad applicare tariffe inadeguate" e a privilegiare il prezzo più basso come criterio per l'assegnazione delle commesse, offrendo così "un alibi perfetto a queste aziende che hanno, come unica e reale strategia industriale, il taglio dei salari e dei diritti dei lavoratori", ribadiscono i rappresentanti sindacali.
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