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Sanità Piemontese

Controversie e proposte: il dibattito sul nuovo ospedale alla Pellerina

Nuove strategie in difesa del verde. Tutte le criticità in un dossier di esperti

Rendering

Il rendering del nuovo ospedale

Di fronte alla Regione, qualche settimana fa erano “quattro gatti”. Pertanto si è ipotizzato che i comitati che dicono No al nuovo ospedale della Pellerina vivessero una profonda crisi e fossero ormai in via di estinzione. La realtà, però, sembra essere ben diversa. Specie per quanto riguarda “L'Assemblea”, alla quale hanno aderito Legambiente, Pro Natura ed altre associazioni ambientaliste e alcuni comitati locali di residenti e non solo. Ciò che sta cambiando, sembra essere il modo di porsi di fronte all'eventualità della realizzazione del nuovo ospedale. Non si dice No “sic et simpliciter”, ma grazie anche al contributo di tecnici di chiara fama, si contesta il progetto entrando nel merito. Poi sì, «ci sarà certamente anche una fase di manifestazione pubblica - spiega Armando Monticone, un esponente dell’Assemblea - ma più avanti». E c’è chi pensa ad un meeting unitario in piazza, ma ben organizzata e non improvvisato. Per ora, però, la strategia è un'altra. Intanto si attende ancora lo studio di fattibilità dell’opera e se accadrà ciò che è avvenuto per la realizzazione dell’ospedale di Verduno, tra un rinvio e l’altro, trascorreranno ancora alcuni mesi.

FEDERICO RIBOLDI

C’è poi da dire che se certi nodi di carattere tecnico non saranno risolti, alcuni tra i più strenui sostenitori dell’opera, potrebbero compiere qualche passo indietro. Infatti, sul piano politico, sia a sinistra che nel centro destra si registrano i primi dissensi, per quanto oggi ancora solo sussurrati. La narrazione che si fa è quella che l’ospedale sia un’opera nata da un accordo tra il presidente della Regione Alberto Cirio e il sindaco di Torino Stefano Lorusso (un accordo che sembra interessi più al secondo che al primo). Ma al di là degli scenari politici che possono sempre mutare, ciò che conta e che chi compilerà il piano di fattibilità dovrà leggersi bene il dossier che sarà reso noto tra qualche settimana dall'Assemblea che si oppone alla costruzione. Un documento circostanziato e redatto da esperti che sottolinea le criticità più o meno evidenti riguardo la costruzione del nuovo ospedale. «I temi li conosciamo tutti. Nel dossier saranno evidenziati con dati scientifici e inoppugnabili», sottolinea Monticone. C’è il problema della centrale Iren che si trova a qualche decina di metri e che non può esser spostata. C’è anche quello dell’inquinamento acustico e dei parcheggi che, verosimilmente, andranno ad occupare altre zone del parco, perché non possono essere costruiti sotto terra e fuori terra diventerebbero eco mostri architettonici.

ARMANDO MONTICONE

Temi cari al comitato principale (l’Assemblea), ma anche ad un secondo che fa riferimento, insieme ad altri, all'architetto Giorgio Zimbaro, un tecnico con trascorsi politici antichi nel Partito Popolare e nel Movimento Cattolico Lavoratori del professor Gaboardi. Ora, c’è da dire, un nuovo ospedale è necessario, lo ha ribadito più volte anche il cardiochirurgo Mauro Salizzoni, oggi consigliere regionale. Ma il luogo più adatto dove realizzarlo potrebbe non essere il parco della Pellerina. Se è vero che i modelli più moderni nei Paesi del Nord individuano i grandi parchi come i più adatti, essi però si trovano fuori dalle città e sono raggiungibili grazie ad una rete stradale e autostradale che consente di raggiungerli rapidamente. Un ospedale circondato dal verde e nel silenzio, è utile ai degenti, per chi ci lavora e per i familiari dei malati. Ma il parco della Pellerina non ha queste caratteristiche e «nessuno - aggiunge Monticone - si sognerebbe mai di realizzare un ospedale a Central Park a New York». Cosa dicono i medici, specie quelli del Maria Vittoria e dell'Amedeo di Savoia, le due vecchie strutture che verrebbero cancellate con l’edificazione del nuovo ospedale? Parlano, ma nel più stretto anonimato. E anonimi resteranno finora quando i dissensi politici, a destra e sinistra, saranno solo sussurrati. In fondo nessuno vuole giocarsi la carriera e ciò è più che comprensibile. In sostanza dicono questo: «Siamo disponibili ad aspettare anche vent'anni, purché si abbia un piano complessivo e coerente che tenga conto della nuove strutture sanitarie, ma anche della riqualificazione e della ricollocazione sia pur ad altre funzioni, delle vecchie. Un piano generale della Sanità, che parta dalla Città della Salute, che comprenda la realizzazione di un nuovo ospedale, interventi migliorativi a quelli esistenti e ipotizzi delle soluzioni per Amedeo di Savoia e Maria Vittoria». Insomma, il neo assessore alla Sanità della Regione, Federico Riboldi, nei prossimi anni avrà molto da fare.

GIORGIO ZIMBARO

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