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la svolta

Cecilia Sala è libera: la giornalista è tornata in Italia

La notizia che tutti gli italiani aspettavano: Cecilia è finalmente libera. Un incubo durato 21 giorni

Cecilia Sala, 29enne giornalista arrestata in Iran, ora è libera

Cecilia Sala, 29enne giornalista arrestata in Iran, ora è libera

Ventuno giorni. Tanto è durato l’incubo di Cecilia Sala, 29enne giornalista arrestata in Iran il 19 dicembre e tornata in Italia nella giornata di oggi. Ventuno giorni di reclusione nel terribile carcere di Evin, a Teheran. Tre settimane di angoscia per i familiari e di trattative febbrili da parte della diplomazia e del governo italiano guidato da Giorgia Meloni.

L’arresto e la reclusione
E’ il 19 dicembre, il giorno prima di rientrare in Italia, quando Cecilia Sala viene fermata dai pasdaran a Teheran dove, munita di regolare visto, era andata per raccogliere materiale per il suo podcast “Stories”. Ma la notizia della sua detenzione nel duro carcere di Evin viene resa nota solamente il 27 dicembre. All'inizio non sono noti i motivi dell'arresto della 29enne giornalista ma si parla di «comportamenti illegali». Nei primi giorni di detenzione Cecilia riesce a parlare due volte con i genitori invitando tutti a «fare presto». «È in buona salute, è in una cella da sola, a differenza della giovane Alessia Piperno che invece era in cella con altre persone che non parlavano nessuna lingua se non la loro. Adesso riceverà beni di prima necessità», così il ministro Tajani. Ma i pacchi con i beni non sono ammessi e in una nuova telefonata con la famiglia Cecilia si sfoga dicendo che dorme a terra senza materasso, solamente con una coperta, contro le fredde notti iraniane.

Torino scende in piazza
Parole, quelle della giornalista, che fanno scattare la mobilitazione in Italia con l'hashtag #freeCeciliaSala e manifestazioni di solidarietà in tutto il Paese. Anche a Torino, con un centinaio di persone in piazza il 29 dicembre, davanti alla prefettura di piazza Castello per chiedere al governo italiano di «intervenire con la massima urgenza per la liberazione della giornalista Cecilia Sala, detenuta in Iran». Al sit-in partecipano tanti consiglieri comunali, per un'iniziativa promossa da numerose associazioni.

Le trattative
Si muove la macchina diplomatica: Tajani convoca alla Farnesina l'ambasciatore iraniano, la premier Giorgia Meloni un vertice a Palazzo Chigi. Il 3 gennaio l'ambasciatrice Paola Amadei è a Teheran. Da subito emerge che l'arresto è legato a quello di Mohammad Abedini Najafabadi, fermato il 16 dicembre a Malpensa e detenuto a Opera su richiesta degli Usa che ne chiedono l'estradizione. L'accusa per “l'uomo dei droni” è di aver passato a Teheran componenti per l'assemblaggio di Shahed, i droni iraniani che un anno fa in un attacco in Giordania hanno causato l'uccisione di tre militari americani. Il 15 gennaio è prevista l'udienza per decidere gli arresti domiciliari. Ma Washington fa sapere di essere assolutamente contraria alla scarcerazione. Anche i genitori della giornalista, Renato Sala e Elisabetta Vernoni, vengono ricevuti a Palazzo Chigi dalla Meloni che assicura il massimo impegno per riportare a casa Cecilia. La premier Meloni vola poi a Mar-a-Lago per incontrare il presidente eletto Donald Trump. E Meloni va in pressing, sul tycoon, proprio sulla vicenda Sala.

La liberazione
Qualcosa sembra muoversi, finalmente. Lunedì la portavoce del governo di Teheran Fatemeh Mohajerani afferma che l'arresto di Cecilia Sala non è «una ritorsione» dell'Iran per il fermo di Mohammad Abedini Najafabadi. «Spero che il suo problema venga risolto rapidamente», aggiunge Mohajerani. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Esmail Baghaei aggiunge ancora che c'è un'inchiesta in corso sulla giornalista, escludendo anche lui però legami con l'uomo dei droni. E si arriva a questa mattina. E' una nota di Palazzo Chigi ad annunciare la liberazione di Cecilia Sala quando l'aereo è già decollato da Teheran, direzione Roma.

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