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Giustizia
26 Gennaio 2025 - 14:44
Personalmente la riforma della Giustizia del Ministro Carlo Nordio non mi entusiasma. Detto questo, ritengo che il teatrino messo in scena ieri da un gran numero di magistrati durante la cerimonia di apertura dell’Anno Giudiziario (se ne sono andati non appena ha preso la parola rappresentante del Ministro) sia stato un atto ingiustificabile. Non mi spingo a dire eversivo, per carità di Dio. Non è neppure stata l’espressione pratica di un conflitto tra poteri, ma solo una manifestazione di pessimo gusto di coloro che “erga omnes” non solo devono essere imparziali, ma lo devono anche apparire. Se poi questa protesta la vogliamo prendere sul serio, allora bisogna dire che i magistrati hanno mancato di rispetto, non solo al potere esecutivo, ma nei riguardi della politica. Verso quell’attività che ha per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica.
Il primato della politica è ovviamente superiore a quello della magistratura. Tant’è che il nostro Capo di Stato, che è anche presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, viene eletto, come stabilisce la Costituzione, dal Parlamento in seduta comune, cioè dalla politica e non da giudici e procuratori. I magistrati possono non gradire o criticare la riforma di Nordio, così come ogni cittadino lo può fare per le sentenze. Ma non per questo le disposizioni dei giudici non si accettano o le si contestano abbandonando platealmente le aule di giustizia alla lettura della sentenze. Insomma, ieri è andato in scena un vero e proprio oltraggio, non nei confronti della rappresentante del Ministero, neppure verso il Ministro o il governo nel suo insieme, ma verso la politica del nostro Paese.
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