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Lo scenario

Anche Torino ha il suo mare, il sole e pure la pizza

La città tra contrasti e speranze: la rinascita di chi vuole ripartire

Anche Torino ha il suo mare, il sole e pure la pizza

I due volti di Torino, così diversi e per certi versi incredibili. Da un lato, almeno secondo l’Osservatorio Inps, siamo come una città del Sud. Poveri in canna, ma senza mare, sole e la pizza più buona del mondo. E chi prova a uscire da questo vortice che spinge verso il basso, deve arrendersi. I dati di Confesercenti la dicono lunga. Si apre un negozio per due o tre anni e poi lo si chiude; commercianti che sono sulla piazza da decenni abbassano le serrande per disperazione e per i conti che non tornano. Dall’altra parte c’è un Piemonte in tripudio, pur di non ricordare il limbo nel quale versa, e festeggia a Sestriere, oppure non rinuncia alla partita alla Stadio. Quel che è certo è che non ce la stiamo passando bene e la sensazione è che più avanti si va, peggio sarà.

Eppure, lo dicono i dati, le banche piemontesi traboccano di quattrini. Sono i risparmi custoditi nei conti e nelle cassette di sicurezza. Risorse che non vengono investite, che restano ferme perché «non si sa mai» e che si toccano solo in momenti di gravi difficoltà, come l’attuale. Ma anche i risparmi, prima o poi finiscono, e se non c’è un potente colpo di reni, il vortice che spinge verso il fondo, potrebbe seppellirci definitivamente. Speriamo di no. Intanto, a onor del vero, le istituzioni locali, Comune di Torino e Regione, stanno facendo sforzi come mai accaduto, almeno nel recente passato. L’idea è quella di di offrire, soluzioni, opportunità e funzionalità che mancano. Si cerca di restituire un’identità al territorio, specie dopo che Torino ha abdicato (non per colpa dei torinesi) alla vocazione che l’ha vista per quasi un secolo capitale della lamiera. Insomma, anche senza mare, sole e pizza, la città qualcosa da dire ancora ce l’ha.

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