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"Ginto Gate"

Milano da bere (e sniffare): poliziotti, un “sindaco ricco” e le escort chiamate “cavalli” tra gli aficionados della Gintoneria

Dialoghi da brividi: insulti, sessismo e un inquietante riferimento a una ragazza minorenne

Davide Lacerenza (Fonte Instagram)

Davide Lacerenza (Fonte Instagram)

L’inchiesta sulla Gintoneria di Milano si allarga sempre di più e porta alla luce una rete di rapporti pericolosi tra forze dell’ordine, imprenditori e personaggi di spicco. Al centro del caso ci sono Davide Lacerenza e Stefania Nobile, finiti ai domiciliari con accuse pesanti. Le intercettazioni rivelano dettagli scottanti su un giro esclusivo fatto di escort, droga e favori a clienti di lusso.

Il locale, situato in via Lepetit, era diventato un punto di riferimento per una clientela selezionata, composta da trader, avvocati, influencer e persino politici. Tra i nomi che emergono spunta un misterioso “sindaco ricco” e un gruppo di facoltosi clienti svizzeri e arabi, pronti a spendere cifre esorbitanti per le serate esclusive della Gintoneria. Un uomo di Dubai avrebbe addirittura speso 40mila euro solo per delle bottiglie.

Le indagini della Guardia di Finanza si stanno concentrando sulle connessioni tra Lacerenza e alcuni appartenenti alle forze dell’ordine. Un militare, ritenuto “di grande considerazione” dall’imprenditore, avrebbe ricevuto gratuitamente delle escort in segno di riconoscenza. Un altro agente, invece, avrebbe messo in guardia gli indagati sull’inchiesta in corso, facendo trapelare informazioni riservate. Questo sospetto ha portato gli investigatori a ipotizzare un possibile inquinamento delle prove. Le intercettazioni raccolte dagli inquirenti mostrano un quadro inquietante. Nei dialoghi emergono riferimenti sessisti e volgari: le escort vengono chiamate “cavalli” e, tra le conversazioni, compare anche un accenno a una minorenne, sebbene l’ordinanza non contesti specificamente la prostituzione minorile.

Lacerenza si vantava di offrire almeno due escort per ogni cliente, garantendo un servizio “migliore della concorrenza”. Il locale era diventato una meta fissa per chi cercava serate trasgressive lontano da occhi indiscreti, un’oasi di eccessi che ora è finita sotto la lente della giustizia. L’inchiesta è tutt’altro che chiusa. Gli investigatori stanno scavando a fondo per identificare con certezza i clienti e verificare eventuali altre complicità all’interno delle istituzioni. Un caso che promette di far tremare Milano e che potrebbe riservare sviluppi clamorosi nei prossimi giorni.

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