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Il personaggio
18 Marzo 2025 - 16:27
Pancrazio Chiruzzi
Era conosciuto come «il maestro di tutti i rapinatori italiani» o «il solista del kalashnikov», appellativo che secondo la leggenda gli venne attribuito dall’ex capo della squadra mobile di Torino Piero Sassi e dall’ex questore Aldo Faraoni, altre due leggende, ma dalla parte opposta della barricata. Pancrazio Chiruzzi è morto la scorsa notte all’età di 72 anni. Figura storica della vecchia malavita torinese che non c’è più da anni, soppiantata dalla criminalità organizzata e italiana e straniera. Chiruzzi era affetto da una grave forma di polmonite e da un paio di settimane era ricoverato in ospedale dove è deceduto. Originario della provincia di Matera, si trasferì in Piemonte verso la metà degli anni ’60. Il suo curriculum di rapinatore, secondo le diverse biografie che gli sono state dedicate, cominciò nel 1971. Fu arrestato undici volte e riportò condanne per oltre 30 anni di carcere. Tornò definitivamente a piede libero nel 2012, quando era assistito dall’avvocato Mauro Molinengo, che, con un procedimento di “incidente di esecuzione”, risolse i complicati calcoli sull’ammontare del residuo di pena che Chiruzzi doveva ancora scontare. «Era un personaggio - dice ora il legale - di quelli che oggi non esistono più. Era un rapinatore, certo, ma non era un violento. E nei rapporti personali è sempre stato un vero signore».
ALDO FARAONI E PIERO SASSI
Chiruzzi preparava i suoi colpi in Italia e in altri Paesi europei (banche, uffici postali, treni furgoni blindati erano i suoi obiettivi) con una meticolosità che lo aveva reso celebre e che era praticamente diventata la sua firma. Aveva il gusto della battuta: quando fu catturato per una rapina all’estero disse: «Con tutti gli italiani che portano i soldi in Svizzera, dovreste premiarmi, perché sono quello che li riporta in Italia». Lo scorso anno la sua storia è stata raccontata in un podcast con il rapper J-Ax. In una delle sue ultime interviste, Chiruzzi non amava apparire, aveva detto: «Oggi sono un uomo che ha fatto degli sbagli e ha pagato. E posso dire tutto: non ho più paura di nulla e di nessuno. Oggi sono soltanto Pancrazio Chiruzzi. Sapete cosa contesto a questo Paese? Contesto che la pena non è mai riabilitativa. Io ho trascorso in carcere quasi quarant’anni. Ho fatto rapine, ma non ho mai ammazzato nessuno. E continuano a chiamarmi il rapinatore». L’ultima volta che i giornali si sono occupati di Pan (così veniva chiamato Chiruzzi negli ambienti della mala) è stato nel 2018 in ambito giudiziario, riguardo la confisca di alcuni suoi beni, un appartamento a Nichelino e una villetta a Cavagnolo, il piccolo centro del Chivassese dove Chiruzzi si era ritirato dopo aver lasciato il carcere.
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