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Economia & Politica

Dazi, la guerra di Trump: ecco cosa accade dal 2 aprile

Le reazioni dell'UE e del Giappone. Anche la Tesla di Musk colpita

I primi 100 giorni di Trump: tra dazi, mercati in crisi e tensioni globali

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato la sua intenzione di imporre nuovi dazi del 25% sulle automobili importate negli USA, a partire dal 2 aprile. Questa mossa arriva dopo i precedenti incrementi tariffari su acciaio e alluminio, e in vista di possibili imposte su legno da costruzione e rame. Il presidente ha dichiarato: "Cominceremo a riscuotere queste tariffe a partire dal 3 aprile", sottolineando il suo desiderio di far pagare le aziende straniere che operano negli Stati Uniti e traggono profitto dall’economia americana.

Questa nuova tariffa del 25% si aggiunge a quella del 2,5% già in vigore, portando il totale al 27,5% del valore per i veicoli importati. I preannunciati dazi su prodotti canadesi e messicani, se implementati, potrebbero ulteriormente innalzare le tariffe fino al 50% per le auto provenienti da questi paesi. L'Unione Europea ha prontamente reagito attraverso la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, esprimendo profondo rammarico per la decisione di Washington. Von der Leyen ha sottolineato l'importanza cruciale dell'industria automobilistica, definendola un “motore di innovazione, competitività e occupazione di qualità elevata” su entrambi i lati dell’Atlantico.

Ha inoltre avvertito che queste misure tariffarie sono dannose per le aziende e i consumatori sia negli Stati Uniti che in Europa. La strategia dell'UE continuerà a puntare su soluzioni negoziate, pur salvaguardando gli interessi economici europei e proteggendo lavoratori e imprese. La reazione del Canada, rappresentata dal primo ministro Mark Carney, è stata altrettanto decisa. Carney ha caratterizzato la mossa di Trump come un “attacco diretto ai lavoratori” canadesi, promettendo una ferma difesa delle industrie e dell’economia del paese. Anche dal Giappone, che vede l'industria automobilistica come un pilastro dell'export verso gli USA, è giunta una risposta severa. Il primo ministro Shigeru Ishiba ha annunciato che il Giappone prenderà misure di ritorsione. Durante una visita ufficiale in Giappone, il presidente brasiliano Lula ha commentato che il Brasile non rimarrà inerte di fronte a queste decisioni.

Sul fronte delle critiche interne, il consigliere commerciale di Trump, Peter Navarro, ha accusato Germania e Giappone di voler "indebolire" l'industria automobilistica statunitense concentrando la produzione di componenti ad alto valore aggiunto. Ha sottolineato che solo il 19% dei motori delle auto vendute negli USA è effettivamente fabbricato sul territorio americano. Questo scenario rappresenta un nuovo colpo per un settore già turbato dalle precedenti decisioni di Trump. Gli annunci di tariffe su prodotti canadesi e messicani all’inizio di febbraio avevano già provocato preoccupazioni nel settore. Sebbene tali dazi fossero stati rinviati al 2 aprile, l’introduzione delle tariffe su acciaio e alluminio a metà marzo ha ulteriormente complicato la situazione. L'industria statunitense, infatti, dipende pesantemente dalle importazioni di acciaio e alluminio, con circa la metà dei consumi di questi materiali provenienti dall'estero.

Le case automobilistiche americane come Ford e General Motors producono una significativa parte dei loro veicoli in impianti esteri che servono il mercato USA. Anche Tesla, guidata da Elon Musk, ha riconosciuto che i nuovi dazi avranno un impatto non indifferente sui costi di produzione, a causa delle parti importate. L’Acea, l'associazione dei costruttori europei, ha esplicitamente parlato di “guerra commerciale” in risposta a questi sviluppi. Sigrid de Vries, direttore generale dell’associazione, ha evidenziato che le aziende automobilistiche europee hanno investito in modo consistente negli Stati Uniti, creando occupazione e crescita economica, oltre a significative entrate fiscali per il governo americano. De Vries ha esortato il presidente Trump a valutare attentamente gli effetti negativi di queste tariffe non solo sugli operatori globali, ma anche sulla produzione interna degli Stati Uniti.

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