Cerca

Curiosità

Dal borsello alla cronaca: il ritorno (discusso) dei maranza

Usato per descrivere alcuni giovani arrestati a Milano, il termine “maranza” riemerge nel dibattito pubblico tra stereotipi e musica trap

Dal borsello alla cronaca: il ritorno (discusso) dei maranza

Nei giorni scorsi, il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha commentato pubblicamente un’importante operazione di polizia che ha portato all’arresto di numerosi giovani in città, definendo l’intervento come «molto positivo». Nel descrivere gli arrestati, ha scelto di ricorrere a un’espressione popolare: «Per farla semplice, parliamo di maranza», ha detto ai giornalisti, utilizzando un termine carico di sfumature sociali e culturali.

La parola maranza è tornata in auge negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani del nord Italia, e in particolare a Milano. Sebbene sia in circolazione da decenni, il suo utilizzo è diventato più frequente recentemente, indicativamente a partire dal 2022. In contesti informali o nel gergo giovanile, viene usata per identificare ragazzi – spesso di seconda generazione – che vivono in periferia, ascoltano musica trap, e adottano uno stile ben riconoscibile: tute di acetato, sneaker vistose, smanicati e borselli a tracolla.

Il termine ha una connotazione negativa e viene spesso associato a episodi di microcriminalità, facendo emergere un sottotesto che può sfociare nello stereotipo. È anche per questo che l’uso da parte di un esponente politico ha sollevato qualche perplessità.

Tornando indietro nel tempo, maranza era già in voga tra gli anni Ottanta e Novanta, ma con un significato leggermente diverso. Secondo l’Accademia della Crusca, in quella fase storica era sostanzialmente sinonimo di tamarro, termine legato al mondo della musica dance, dei locali notturni e degli atteggiamenti sopra le righe. Anche in ambito musicale, Jovanotti nel 1988 utilizzava maranza con questo significato nella sua canzone Il capo della banda. La Treccani, inoltre, definisce i maranza come giovani appartenenti a gruppi rumorosi, noti per atteggiamenti arroganti e provocatori, inclini al litigio.

L’origine precisa del termine resta incerta, ma si ipotizza una derivazione ironica da tamarranza, con il suffisso -anza che nel Nord Italia viene spesso usato per ridicolizzare (come in riccanza).

L’interesse verso la parola ha avuto un’impennata a partire dall’estate del 2022, come mostrano i dati di Google Trends. In quel periodo, diversi raduni giovanili nelle zone di Peschiera del Garda e Riccione avevano attirato l’attenzione dei media, facendo esplodere il fenomeno mediatico dei maranza.

Negli ultimi tempi, tuttavia, il termine ha acquisito una sfumatura ulteriore e più controversa. In alcuni contesti, infatti, maranza viene utilizzato con un tono discriminatorio, riferendosi in particolare a ragazzi nordafricani. Tale associazione si deve anche a un’assonanza fonetica con parole come marocchino e zanza – quest’ultima, in gergo, indica una persona dedita a piccoli furti o truffe.

Un riflesso di questo slittamento semantico è visibile anche nella canzone Maranza, uscita nel 2024 a firma de Il Pagante con la partecipazione di Fabio Rovazzi. Il testo recita:
"Per la gente è un criminale / Col borsello per le strade / Ma, se passa la locale, scappa / Come un maranza",
contribuendo a rafforzare l’immaginario che collega il termine a una figura di ribellione urbana ai margini della legalità.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.