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La sentenza

La moglie lo denuncia e lui fa esplodere la casa: arriva la condanna (per le violenze)

Iulian Giurgica, 65 anni, abitava in un appartamento di corso Agnelli 118

La moglie lo denuncia e lui fa esplodere la casa: arriva la condanna (per le violenze)

Il 26 febbraio del 2024, dopo aver saputo di essere indagato per maltrattamenti e violenza sessuale sulla moglie, tentò di togliersi la vita con il gas nel proprio appartamento, provocando un'esplosione e un incendio in una palazzina di corso Agnelli 118, a Torino. E oggi il 65enne Iulian Giurgica è stato condannato dal tribunale del capoluogo piemontese a 4 anni e 6 mesi di reclusione (il pubblico ministero Davide Pretti aveva chiesto 1 anno in meno). I giudici hanno inflitto all'imputato anche una misura di sicurezza: l'obbligo di segnalare alle autorità di polizia la propria residenza e gli eventuali spostamenti.

Il processo si riferiva alle vicende maturate in famiglia (per lo scoppio è stato aperto un fascicolo parallelo, che risulta già definito). Sia l'uomo, 65 anni, che la donna sono romeni. Sposati nel 1988 nel loro Paese di origine, l'anno dopo ebbero il primo figlio, con il secondo nel '94. L'imputato ha negato le accuse e il suo difensore, l'avvocata Miriam Palagano, ha sottolineato che soggiornò a lungo in Israele e Portogallo per trovare un lavoro: "Lui non era presente in casa anche per sei-otto mesi all'anno. Fino al 2021 non fu nemmeno una vera convivenza. La moglie lavorava, era autonoma e poteva frequentare delle persone: una libertà che di solito nelle vicende di maltrattamenti non si incontra. Non è possibile parlare di vessazioni".

L'uomo ha ammesso uno solo degli episodi contestati, il lancio di un piatto contro una parete nel maggio del 2023 durante una discussione. Lo ha attribuito al fatto che quel giorno era stanco per "avere percorso a piedi mezza Torino, a causa di uno sciopero degli autobus".

Quanto alle presunte violenze sessuali, l'accusa è legata al fatto che la donna si sentiva costretta ad avere dei rapporti. La difesa ha chiesto l'assoluzione, perché "il dissenso doveva essere esternato in maniera esplicita, cosa che non è mai successa".  Secondo la legale, "questa è una storia di estrema povertà. Il mio assistito ha lavorato duramente per migliorare la condizione economica e culturale della moglie e dei figli. E decise di togliersi la vita quando vide che la sua idea di famiglia era naufragata".

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