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Il caso
10 Aprile 2025 - 08:40
I giudici hanno definito «marachelle» le fughe da casa di quella 12enne «percepita come molto disinibita» da amici e conoscenti. Ma non da nonni e genitori, che solo di recente si sono accorti di come la ragazzina si sia concessa più volte a ragazzi più grandi, sia minorenni che maggiorenni. E si sono resi conto di come la destinazione di quelle fughe fosse quasi sempre la stazione di Porta Nuova, centro di incontri a luci rosse dalle panchine ai bagni al primo piano (dove la 12enne ha subito la violenza sessuale per cui ora un 22enne è finito a processo).
Sono ancora una volta gli atti dell’inchiesta e del Tribunale del riesame a chiarire i retroscena di questa vicenda, che parte dal caso singolo di quella ragazzina e si allarga per raccontare il contesto di una stazione diventata il centro dello spaccio e forse della prostituzione.
Di certo è diventata il luogo di ritrovo di gruppi di adolescenti come quello frequentato dalla 12enne, che a Porta Nuova incontrava amici e conoscenti. E spesso si concedeva loro per ottenere popolarità, come ricostruito dai giudici e ammesso dai familiari. Che l’hanno “pizzicata” a scambiare foto e messaggi con coetanei e ragazzi più grandi, che la mamma ha poi consegnato agli inquirenti che stanno indagando sui rapporti sessuali della giovanissima torinese. A quanto risulta, il papà aveva anche cercato di affrontare direttamente la questione e aveva addirittura sorpreso la figlia in via Sacchi: era seduta su di una panchina e si stava scambiando effusioni con un ragazzo, andando ben oltre i semplici baci. Il padre aveva reagito tirando uno schiaffo all’amico della 12enne e lei lo aveva subito difeso, spiegando come si trattasse di un rapporto consenziente. Peccato che lei sia a 2 anni di distanza dall’età del consenso.
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