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Cronaca

Le colline tremano, la Gronda ora è a un bivio

Corteo a Chieri contro la superstrada per rischi ambientali e costi elevati

Le colline tremano, la Gronda ora è a un bivio

Il progetto superstrada che collega Santena con Gassino

Cittadini, ambientalisti, amministratori locali. Sono tutti coinvolti in questa faida che infiamma le colline piemontesi. E domani avrà un nuovo capitolo: dalla stazione di Chieri si ritroverà un corteo di gruppi organizzati per protestare contro il progetto della Gronda, la nuova superstrada che potrebbe collegare la Torino-Piacenza alla Torino-Milano attraversando Santena, Chieri, Gassino e altri paesi limitrofi.

La Gronda è stata pensata per migliorare la viabilità tra le colline torinesi e è al momento un'idea in fase embrionale priva di un progetto definitivo o di un cronoprogramma per i lavori. Tuttavia uno studio di fattibilità ha ipotizzato il potenziamento delle infrastrutture esistenti, piuttosto che la creazione di una nuova tangenziale. L'obiettivo dichiarato è quello di risolvere le attuali problematiche di traffico caratterizzate da strade strette e dalla presenza di mezzi pesanti che percorrono le provinciali in modo pericoloso.

Gli organizzatori del corteo sollevano preoccupazioni significative. "Il territorio rischia di diventare una periferia urbana", affermano sottolineando come l'opera possa incentivare ulteriormente il traffico su gomma con conseguente aumento dell'inquinamento ambientale e acustico. Il costo stimato della Gronda di 500 milioni di euro  è un altro punto critico che  secondo i manifestanti sarebbe meglio investire in sanità e trasporto pubblico.

Il dibattito sulla Gronda di Torino riflette una questione più ampia che riguarda molte aree urbane su come bilanciare lo sviluppo infrastrutturale con la tutela ambientale e il benessere delle comunità locali. Mentre i sostenitori del progetto vedono nella Gronda un'opportunità per migliorare la viabilità e sostenere l'economia locale, gli oppositori temono che i costi ambientali e sociali possano superare i benefici. La vera sfida si prospetta di trovare un compromesso che rispetti le esigenze di mobilità senza sacrificare il patrimonio naturale e culturale delle colline torinesi.

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