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Intelligenza artificiale

L’invasione silenziosa dei bot grigi: l’IA che rallenta Internet

Software automatizzati raccolgono milioni di dati per l'IA, ma rischiano di sovraccaricare il web

L’invasione silenziosa dei bot grigi: l’IA che rallenta Internet

L'impiego sempre più diffuso di software automatici per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale sta mettendo sotto pressione la stabilità della rete globale. Un recente rapporto di Barracuda Networks, azienda specializzata in sicurezza informatica, lancia l’allarme sull’incremento dei cosiddetti bot grigi — strumenti automatizzati che navigano instancabilmente il web per raccogliere informazioni, spesso utilizzate per alimentare sistemi di IA generativa.

Questi bot, a loro volta alimentati da intelligenza artificiale, rappresentano una nuova generazione di software di scraping: molto più veloci e sofisticati rispetto ai predecessori, sono in grado di raccogliere enormi quantità di dati — inclusi contenuti sensibili, protetti da copyright o di valore commerciale — generando un traffico massiccio che può compromettere la normale operatività di siti e applicazioni.
“Possono causare rallentamenti, congestioni e perfino interruzioni dei servizi online”, spiegano da Barracuda.

Uno degli episodi più eclatanti citati nel report riguarda un singolo bot che, in un solo giorno, ha inviato oltre 500.000 richieste a un'app mobile. Un'attività che non mette direttamente a rischio gli utenti, ma che impatta notevolmente sull’infrastruttura di rete.

Tra dicembre 2024 e febbraio 2025, i bot ClaudeBot e Bytespider (quest’ultimo associato a TikTok) hanno registrato un volume di traffico impressionante: fino a 9,7 milioni di richieste mensili. L’analisi ha rivelato un ritmo costante, con una media di circa 17.000 richieste l’ora per ogni singola piattaforma coinvolta.

Il fenomeno dello scraping — la raccolta automatizzata di contenuti da siti web — si colloca in una zona grigia tra le attività lecite e quelle dannose.
“I bot ‘buoni’, ad esempio, sono quelli usati dai motori di ricerca o da servizi clienti automatizzati”, specificano gli esperti.
“Al contrario, i bot ‘maligni’ sono progettati per compiere attacchi, sottrarre dati personali o attivare frodi.”
I bot grigi si posizionano nel mezzo: non sono esplicitamente malevoli, ma il loro utilizzo può avere effetti collaterali rilevanti, soprattutto se impiegati per alimentare sistemi di intelligenza artificiale.

Il tema solleva interrogativi urgenti su come bilanciare l’evoluzione tecnologica con la necessità di mantenere un’infrastruttura web sostenibile e protetta.

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