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11 Aprile 2025 - 18:50
Aurora di Urano (2022)
Un risultato destinato a segnare un punto di svolta negli studi sul Sistema Solare arriva da un gruppo internazionale di astronomi, guidati da Laurent Lamy (LIRA, Observatoire de Paris-PSL e LAM, Università Aix-Marseille, Francia). Grazie al telescopio spaziale Hubble della NASA/ESA, gli scienziati sono riusciti a determinare con straordinaria precisione la velocità di rotazione interna di Urano, raggiungendo un grado di accuratezza mille volte superiore rispetto alle stime precedenti.
Il risultato, pubblicato il 7 aprile su Nature, è frutto dell’analisi di oltre dieci anni di osservazioni delle aurore di Urano, fenomeni luminosi generati dall'interazione tra particelle energetiche e il campo magnetico del pianeta. Queste emissioni, visibili nell’ultravioletto, sono state utilizzate come traccianti per calcolare il periodo di rotazione del pianeta, stimato ora in 17 ore, 14 minuti e 52 secondi — esattamente 28 secondi in più rispetto alla misura effettuata dalla sonda Voyager 2 nel 1986.
«La nostra misurazione non solo fornisce un riferimento essenziale per la comunità scientifica planetaria, ma risolve anche un problema di lunga data: i sistemi di coordinate basati su stime obsolete diventavano rapidamente imprecisi, rendendo difficile localizzare i poli magnetici nel tempo», spiega Lamy. «Con questo nuovo sistema longitudinale, possiamo finalmente confrontare osservazioni aurorali che coprono quasi 40 anni e pianificare con maggiore precisione la futura missione verso Urano.»
Il progresso è stato possibile proprio grazie al monitoraggio costante offerto da Hubble: nel corso di più di un decennio, il telescopio ha osservato regolarmente le emissioni ultraviolette del pianeta, permettendo ai ricercatori di tracciare il movimento dei poli magnetici utilizzando modelli del campo magnetico.
Le aurore di Urano, a differenza di quelle di Terra, Giove o Saturno, si comportano in modo estremamente irregolare e imprevedibile. Il motivo risiede nell’insolita inclinazione del campo magnetico del pianeta, fortemente decentrato rispetto all’asse di rotazione. Questo nuovo punto di riferimento temporale segna dunque una tappa fondamentale nella comprensione di uno dei pianeti più enigmatici del Sistema Solare.
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