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L'inchiesta
15 Aprile 2025 - 07:20
Una Lamborghini dorata simile a quella utilizzata dal collaboratore di giustizia Gianluca Moscatiello
Gli altri evadevano le tasse e lui guadagnava. E poi, secondo l’accusa, reinvestiva in Mercedes, Tesla e una Lamborghini color oro. Oltre che nei locali che gestisce insieme con altri soci.
Ma il 49enne Gianluca Moscatiello ostentava la sua ricchezza a Torino, dove si era trasferito dopo essersi lasciato alle spalle la Campania e il suo passato nel clan camorristico Genovese. E i suoi precedenti per associazione per delinquere, ricettazione, riciclaggio e pure un omicidio, quello di Walter De Cristofaro del 12 luglio 2000 a Serino (Avellino).
Il nome di Moscatiello, oggi in libertà, è il nome più altisonante che emerge dall’inchiesta “Cash Flow”, che la guardia di finanza ha chiuso nei giorni scorsi.
L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Vito Destito e condotta dal 2° Nucleo Operativo Metropolitano Torino, è partita da una verifica fiscale a carico di una impresa edile (finanziata pure con 25mila euro pubblici del Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese). La ditta emetteva grosse fatture ad altre 9 società, con generiche descrizioni come “lavori presso conto vostro”. Che non venivano eseguiti o erano di valore molto inferiore. Alla fine l’impresa ha ottenuto accrediti per circa 4,4 milioni di euro che, quasi contemporaneamente, venivano prelevati in contanti. Così le altre società evadevano le tasse e intanto recuperavano soldi da riutilizzare per comprare merce o pagare dipendenti in nero.
Per questo i 10 rappresentanti legali sono stati denunciati per una lunga serie di reati fiscali e le loro società sono state segnalate per la normativa sulla responsabilità amministrativa degli enti derivante da reato. Intanto è scattato un sequestro da circa 1 milione di euro e gli inquirenti hanno richiesto anche la liquidazione giudiziale dell’impresa edile indagata.
Come detto, le indagini avrebbero accertato il coinvolgimento di Moscatiello, cui fanno capo una serie di locali torinesi. A quanto pare, il pluripregiudicato aveva ricevuto e reimpiegato in attività economiche apparentemente lecite circa 400mila euro, parte dei proventi derivanti dai reati tributari commessi dal titolare della ditta edile al centro dell’inchiesta. E ora, su decisione del giudice, sono stati sequestrati contanti e di nove auto di lusso, tra cui Tesla e Mercedes. La Lamborghini color oro, invece, è ancora nella sua disponibilità.
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