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Cronaca
17 Aprile 2025 - 11:20
Nella giornata di mercoledì si è verificato un episodio di vandalismo a Dronero. Ignoti hanno imbrattato la lapide situata in piazza Allemandi, dedicata alla memoria dei Caduti della Prima e della Seconda guerra mondiale. Le autorità stanno analizzando le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona, che potrebbero aiutare a identificare i responsabili del gesto.
Nei pressi del monumento è stato rinvenuto anche un foglio contenente un messaggio diretto al presidente della Regione, Alberto Cirio. Il testo fa riferimento a una sua recente dichiarazione rilasciata durante la conferenza stampa di presentazione dell’Adunata degli Alpini, prevista a Biella dal 9 all’11 maggio. Le parole del governatore hanno sollevato indignazione, in particolare per il riferimento ai soldati alpini della campagna di Russia come "difensori della nostra libertà".
Il biglietto inizia così:
«Caro Alberto Cirio, le scrivo ancora scosso per una frase che non saprei definire se come gaffe, leggerezza o, peggio, un errore storico grave. Ieri, durante l’inaugurazione dell’adunata (una parola, tra l’altro, carica di cupi e inquietanti richiami), ha dichiarato al TgR Piemonte che si tratta "anche di un tributo ai tanti alpini che nella campagna di Russia persero la vita per difendere la nostra libertà"».
L’autore del messaggio prosegue con toni critici:
«Non intendo qui ripercorrere le motivazioni ideologiche e politiche che spinsero Mussolini a prendere parte a quel conflitto, che fu un’aggressione in territorio straniero, in alleanza con la Germania nazista. Non si trattò di difendersi dal bolscevismo, ma di una campagna militare offensiva. Voglio solo ricordarle che lei è stato eletto con un ampio consenso nella provincia di Cuneo».
Il messaggio continua con un riferimento diretto alla storia locale:
«È proprio quella provincia che, in quella tragica spedizione, pagò un tributo di sangue altissimo. La divisione alpina Cuneense, formata da circa 17.460 uomini (forse saliti a oltre 20.000 durante la campagna di Russia), subì perdite devastanti: nella sola battaglia di Nowo Postojalowka, il 20 gennaio 1943, morirono in un solo giorno circa 13.000 alpini. Si tratta di un massacro paragonabile solo a quelli dell’antichità. Di quei ventimila, appena 1.300 riuscirono a tornare. Mio zio è tra i dispersi di cui non si è mai saputo nulla, e lo Stato non si è mai preso la briga di cercarli. I miei nonni lo attesero per tutta la vita, invano».
E conclude con una richiesta chiara:
«Credo che, per rispetto verso quei morti, verso le loro famiglie e verso la memoria collettiva della nostra terra, non basti una correzione alle sue parole: servono scuse sincere e profonde. Cordiali saluti».
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