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Simbolo delle brutalità e degli odi che insanguinarono il dopoguerra
01 Maggio 2025 - 11:21
Marilena Grill
«Le ragazze che a centinaia chiedono di arruolarsi sentono più degli uomini, la vergogna per la fuga dei nostri soldati di fronte al nemico in Sicilia. Esse amano la patria e non vogliono che il mondo rida di noi». Sono le parole di Piera Gatteschi Fondelli, Generale S.A.F., pronunciate nel gennaio 1944 e citate nel libro dedicato alla storia dell'ausiliare torinese Marilena Grill, uccisa a soli 17 anni dai partigiani nel 1945.
CHI ERA
La storia di Marilena Grill, nata a Torino il 26 settembre 1928, è un esempio straziante delle violenze che seguirono la fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia. Orfana di padre dall'età di quattro anni, Marilena crebbe nel capoluogo piemontese e, mossa da un forte senso patriottico, nel 1944 si arruolò nel Servizio Ausiliario Femminile (SAF) della Repubblica Sociale Italiana. La giovane Marilena, ancora studentessa al Liceo Massimo D’Azeglio, prestava servizio presso la caserma di corso Valdocco, occupandosi dell’Ufficio Assistenziale Ricerche Dispersi e del posto di ristoro di Porta Nuova. Un impegno, il suo guidato unicamente da un profondo senso del dovere verso la Patria. Il 28 aprile 1945, in un clima di crescente tensione e vendette sommarie, Marilena fu prelevata dalla sua abitazione da un compagno di scuola, con la scusa di dover rispondere ad alcune domande. La madre, Silvia Grill, raccontò che quel ragazzo potrebbe averla denunciata. Da quel momento, la giovane ausiliaria non fece più ritorno a casa. Prima di uscire di casa Marilena chiese di indossare la divisa prima di uscire ed il padre pianse, con quel gesto voleva rendere onore alla RSI durante la sua fucilazione. Dopo essere stata condotta alla caserma Valdocco, ormai nelle mani dei partigiani della 18ª brigata Garibaldi, Marilena subì un tragico destino. Testimonianze dell'epoca riportano che la giovane fu rapata a zero e violentata a ripetizione, le infilzarono i seni con la lama delle baionette e la torturarono sessualmente con dei bastoni fino a farla sanguinare a causa di lesioni interne. Alla fine la condussero morente al cosiddetto Rondò della Forca insieme ad Ernesta Raviola e le spararono un colpo alla nuca, era la notte tra il 2 e il 3 maggio 1945. Il suo cadavere fu poi gettato con disprezzo di fronte all'abitazine ddella sua famiglia in corso Matteotti a Torino. Alberto Polidori, comandante del plotone, che avrebbe dovuto fucilare le ragazze, si era rifiutato di eseguire l'ordine. Le due giovani furono assassinate dal comandante della brigata Piero Sasso, detto "Pierin d’la Fisa". Le ragioni dell'arresto di Marilena Grill e della sua successiva esecuzione riguardano la sua adesione al Servizio Ausiliario Femminile della Repubblica Sociale Italiana. La vicenda di Marilena Grill è una ferita ancora aperta nella storia torinese, un simbolo delle brutalità e degli odi che insanguinarono l'Italia nel dopoguerra. L’accanimento dei partigiani verso le ausiliarie fu sorprendente e inspiegabile dal momento che le volontarie non avevano operato in conflitti di alcun genere, ma adempivano semplicemente servizi di fureria, di cucina e di magazzinaggio.
L'OMAGGIO
A Marilena è stato dedicato un francobollo commemorativo che è stato presentato venerdì 7 marzo. E' policromatico, stampato su rotocalco, senza filigrana e con 11 dentellature. Un simbolo per ricordare il coraggio di Marilena, attribuendole "un posto" nella sezione celebrativa dei "Valori Sociali" della storia italiana.
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