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Stonehenge: un’impronta sconvolge la storia del monumento

Una scoperta rivoluzionaria potrebbe riscrivere la storia di Stonehenge: le pietre potrebbero arrivare dalla Scozia invece che dal Galles

Stonehenge: un’impronta sconvolge la storia del monumento

Stonehenge

Il mistero di Stonehenge, uno dei siti archeologici più affascinanti e enigmatici del mondo, si arricchisce di un nuovo capitolo che potrebbe ribaltare le nostre certezze sulle sue origini. Fino ad oggi, la teoria predominante suggeriva che le pietre che compongono il monumento provenissero dai Monti Preseli, nel Galles, distanti circa 200 chilometri. Tuttavia, una scoperta recente potrebbe cambiare radicalmente questa visione, aprendo nuove prospettive su come e da dove le imponenti pietre siano state trasportate fino al sito.

La novità arriva dallo studio condotto dalla Curtin University, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, che ha analizzato la composizione chimica di un blocco di arenaria, noto come la Pietra dell'Altare, una delle pietre più significative del monumento. I risultati di questa ricerca hanno sconvolto gli archeologi: la pietra non proviene dai Monti Preseli come si pensava da tempo, ma da un'area ben più lontana, quella delle Orcadi, nell’estremo nord della Scozia.

L'analisi dei minerali contenuti nel blocco ha rivelato che la pietra risale a oltre un miliardo di anni fa, con alcuni granuli minerali che presentano un'età di circa 450 milioni di anni, corrispondenti esattamente alla composizione geologica delle rocce delle Orcadi, una regione che si trova a circa 750 chilometri da Stonehenge. Un dato che riscrive la storia del trasporto delle pietre, ipotizzando che queste siano state spostate da una distanza addirittura maggiore rispetto a quanto finora ritenuto possibile.

L’aspetto più affascinante della scoperta riguarda, naturalmente, il metodo di trasporto. Come è stato possibile spostare massi di sei tonnellate per una distanza così lunga, attraverso terreni impervi e senza le tecnologie moderne? Una delle ipotesi avanzate dagli studiosi suggerisce che le pietre siano state trasportate via mare, navigando lungo la costa britannica. Sebbene plausibile, questa teoria solleva ancora molte domande, in particolare sulla capacità delle popolazioni neolitiche di affrontare simili sfide logistiche.

"Questa scoperta solleva interrogativi profondi sul livello di sofisticazione delle tecnologie utilizzate dalle antiche civiltà che hanno costruito Stonehenge", afferma Chris Kirkland, uno dei co-autori della ricerca. "Sebbene il trasporto via mare sembri una possibilità concreta, non è ancora chiaro come abbiano gestito un compito così arduo. Questo è solo l'inizio di un lungo processo di studio che ci aiuterà a comprendere meglio le capacità di questi antichi popoli."

Il mistero di Stonehenge, dunque, continua a infittirsi. Se la teoria sulla provenienza scozzese delle pietre fosse confermata, potrebbe anche suggerire che gli antichi costruttori di Stonehenge avessero conoscenze e abilità ben superiori a quelle che gli storici attribuivano loro. Mentre i ricercatori continuano a esaminare i nuovi dati, le risposte definitive sono ancora lontane, ma una cosa è certa: il monumento più misterioso d'Europa ha ancora molto da raccontarci.

Stonehenge, un simbolo di mistero da oltre 4.500 anni, potrebbe riservare ancora molte sorprese. La scoperta della provenienza scozzese delle pietre non solo sfida le teorie consolidate, ma apre nuove strade per esplorare il passato, mettendo in luce la straordinaria capacità organizzativa e il genio logistico dei popoli che hanno creato uno dei siti archeologici più straordinari del mondo.

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