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l'intervista

Lo storico Quaglieni: «Papa anti-Trump? La politica non c'entra. Ed è più europeo che americano»

Il fondatore del centro "Pannunzio" su Prevost: «E' una guida spirituale, non politica. Non possiamo chiedergli di fermare le guerre»

Pier Franco Quaglieni, docente, saggista di storia contemporanea e fondatore del centro “Mario Pannunzio”

Pier Franco Quaglieni, docente, saggista di storia contemporanea e fondatore del centro “Mario Pannunzio”

Una scelta «innovativa e importante, perché gli Stati Uniti non erano mai stati rappresentati prima d’ora. Ma non si strumentalizzi il nuovo Papa a fini politici». E’ il pensiero di Pier Franco Quaglieni, docente, saggista di storia contemporanea e fondatore del centro “Mario Pannunzio” sull’elezione al soglio di Pietro dell’americano Robert Francis Prevost, Papa Leone XIV.

Professor Quaglieni, dopo un Papa sudamericano, un Papa nordamericano. Solo coincidenze?
«Credo di sì, non c’è un legame tra le due elezioni. Tuttavia, il confronto tra i due pontefici è interessante».

Per quale motivo?
«La provenienza, cioè l’America. Ma Bergoglio era di un continente che ha conosciuto dittature e colpi di Stato. Prevost viene dagli Usa, dov’è nata la democrazia, prodotto della Rivoluzione americana».

Questo Papa farà politica? E’ trumpiano o anti-Trump?
«Nessuno dei due, anzi mi rammarica che qualcuno lo stia già strumentalizzando a fini politici pro o anti-Trump. Il Papa è la guida spirituale dei cristiani».

Ma nel suo discorso ha parlato di pace. Vuole forse ristabilire la pace nel mondo?
«Il richiamo alla pace non è una novità per un Papa. Benedetto XV ha cercato di scongiurare la Prima guerra mondiale, e Pio XII la Seconda guerra mondiale. E’ normale che un Papa parli di pace».

Quindi Papa Leone XIV non fermerà le guerre?
«Il Papa ha un’autorità morale oggi più elevata rispetto a quella che aveva, ad esempio, Benedetto XV durante il primo conflitto mondiale. Però non è un politico, non possiamo chiedergli di negoziare una pace».

E’ stato eletto un Papa americano a pochi mesi dall’elezione di Trump alla presidenza Usa. Anche questa è una coincidenza?
«Assolutamente sì, in conclave c’erano 133 cardinali e non hanno pensato a Trump quando hanno espresso il nome di Prevost. Bisognava dare un vescovo a Roma, non fare ragionamenti di politica internazionale».

Qualcuno ha detto che l’elezione di un Papa americano serve a contrastare lo svuotamento delle chiese negli Stati Uniti. Cosa ne pensa?
«Le chiese sono più vuote in Europa che in America».

Cosa risponde a chi ha criticato l’elezione di un Papa americano?
«Credo che Prevost sia meno americano di quanto si pensi. Ha origini francesi, italiane e spagnole. Possiamo dire che è nato in America quasi “per caso”».

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