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Cronaca

Migranti sequestrati e ricattati: sgominata la rete pakistana del traffico verso l’Italia

Operazione congiunta tra Trieste e i Balcani: sette arresti, violenze e riscatti per chi voleva entrare in Europa pagando fino a 6mila euro.

Migranti sequestrati e ricattati: sgominata la rete pakistana del traffico verso l’Italia

Sequestro (repertorio)

Un'organizzazione criminale è stata sventata dal blitz condotto dalla Squadra Mobile di Trieste e dallo SCO, che ha disarticolato una rete di cittadini pakistani attiva nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina lungo la rotta balcanica. Sette misure cautelari in carcere sono state eseguite tra l’Italia e l’estero, con accuse che vanno dal sequestro di persona alla tentata estorsione, passando per rapine e lesioni aggravate.

I migranti — provenienti da Pakistan, Nepal, Afghanistan e India — pagavano tra i 4.000 e i 6.000 euro per essere trasportati fino in Italia. Il percorso, tutt’altro che sicuro, prevedeva il passaggio dai campi profughi della Bosnia, in particolare da quello di Bihac, attraverso i boschi della Croazia e della Slovenia, fino a Trieste. Durante il tragitto, i trafficanti utilizzavano appartamenti segreti e hotel compiacenti, in particolare a Zagabria, per nascondere i migranti in attesa del passaggio successivo.

Tra i soggetti finiti in manette, due erano localizzati in Slovenia e Bosnia, individuati grazie al coordinamento tra le polizie locali e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia. Uno dei principali terminali della rete è stato arrestato all’interno del campo profughi sloveno di Logatec, mentre un altro — considerato uno dei passeur principali — è ancora ricercato tra Bosnia e Croazia.

Nel corso delle perquisizioni a Trieste, sono stati sequestrati passamontagna, coltelli e tirapugni, oltre a stupefacenti. Un trentenne pakistano è stato arrestato in flagranza per detenzione di cocaina e marijuana. Ma il dato più inquietante riguarda un caso accertato di sequestro a scopo di estorsione.

Tre cittadini indiani, dopo essere arrivati a Trieste seguendo le istruzioni di un mediatore all’interno del campo profughi sloveno, sono stati rinchiusi in un appartamento, minacciati con coltelli e picchiati, mentre i loro aguzzini giravano video delle torture inviati ai familiari per ottenere denaro. Solo la pronta denuncia di un parente, arrivato dalla Lombardia, ha permesso di localizzare l’immobile e liberare le vittime, con l’arresto in flagranza dei due sequestratori.

Le indagini, ancora in corso, mettono in luce l’esistenza di una rete transnazionale capace di sfruttare vulnerabilità e disperazione.

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