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Geopolitica

La fine dei partiti politici in Mali

La giunta militare al potere ha sciolto tutti i partiti politici presenti e sospeso l'emittente francese che aveva dato spazio all'opposizione.

La fine dei partiti politici in Mali

Repertorio

Martedì 13 maggio, la giunta militare al potere in Mali ha annunciato la dissoluzione di tutti i partiti politici e ha vietato ogni loro attività, comprese le riunioni. La decisione, formalizzata con un decreto, rappresenta la fine della vita politica organizzata nel paese, dopo che nei mesi scorsi il governo aveva già sospeso le attività politiche a seguito di alcune proteste popolari e antigovernative.

La motivazione della giunta è "preservare l'ordine pubblico". In realtà, il provvedimento appare più come una mossa per silenziare le forme di opposizione e bloccare la possibilità di una transizione democratica.

La giunta attuale è salita al potere nel maggio 2021, guidata dal colonnello Assimi Goïta, rovesciando il governo precedente attraverso un colpo di stato. Nonostante le promesse iniziali di elezioni entro il 2022, la giunta ha costantemente rimandato il ritorno al governo civile. Ad aprile 2025, Goïta ha annunciato la sua permanenza alla guida del paese fino al 2030.

Contro questo consolidamento del potere, il 3 maggio numerosissimi partiti politici e gruppi della società civile hanno manifestato chiedendo la fine della dittatura militare entro fine 2025, il rispetto dell’ordine costituzionale e la liberazione dei prigionieri politici. La repressione però si è intensificata: secondo Human Rights Watch, negli ultimi giorni sono scomparsi diversi oppositori politici, tra cui Abba Alhassane - il segretario generale del partito della Convergenza per lo sviluppo - ed El Bachir Thiam - il leader del partito di opposizione Yelema - . Inoltre, sono aumentate le restrizioni alla libertà di espressione e associazione, segnando un ulteriore passo verso un regime autoritario.

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