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Salute

Diabete, 1 malato su 3 non sa di esserlo: "Bisogna cambiare approccio"

La SID lancia l’allarme da Riccione: “Servono più prevenzione, digitalizzazione e assistenza specialistica”

Diabete, 1 malato su 3 non sa di esserlo: "bisogna cambiare approccio"

In Italia, una persona con diabete su tre non sa di averlo. E altre 3,5 milioni di persone sono in una fase di pre-diabete non ancora diagnosticato. È un quadro preoccupante quello emerso in apertura di "Panorama Diabete", il congresso nazionale della Società Italiana di Diabetologia (SID), cominciato oggi a Riccione.

3,9 milioni di italiani vivono con il diabete, di cui 2,6 milioni over 65, e il costo economico per il Servizio Sanitario Nazionale è pari a 14 miliardi di euro l’anno, circa l’8-10% della spesa sanitaria totale. Ma ciò che colpisce ancora di più è che il 75% di questa spesa è legato a complicanze potenzialmente evitabili, come sottolineano gli esperti della SID.

“In Europa si muore ogni 46 secondi per patologie correlate al diabete – ha ricordato Raffaella Buzzetti, presidente della SID – ed è chiaro che dobbiamo cambiare approccio: serve una strategia proattiva basata sull’interazione tra specialisti, digitalizzazione, medicina di iniziativa e telemonitoraggio”.

Un altro nodo critico riguarda la cosiddetta Nota 100, che permette ai medici di medicina generale di prescrivere farmaci innovativi antidiabete. “La Nota va semplificata – prosegue Buzzetti – perché la sua applicazione è stata finora lenta e poco efficace, soprattutto nella medicina di base. Serve anche un LEA specifico per la visita diabetologica e un pacchetto di prescrizioni essenziali che comprenda esami fondamentali come il colesterolo, il fondo dell’occhio e la valutazione dietistica”.

Solo il 30% delle persone con diabete riceve assistenza specialistica, con forti disuguaglianze tra regioni e territori. Eppure, evidenzia la SID, il trattamento da parte di un team diabetologico riduce del 19% la mortalità per tutte le cause tra i pazienti. A chiedere un rafforzamento delle strutture sul territorio è anche il presidente eletto SID, Riccardo Bonadonna, che ribadisce l’urgenza di potenziare la rete: “Servono servizi diabetologici in tutti gli ospedali e un team specializzato in ogni casa di comunità, oltre ad aumentare i posti per la formazione specialistica in endocrinologia e malattie del metabolismo”. Da parte della SID arriva infine un appello a estendere in tutte le regioni lo screening per il diabete di tipo 1, oggi attivo solo in quattro regioni pilota.

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