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Esteri
23 Maggio 2025 - 08:15
Murales anti Usa in Iran
Oggi, nella capitale italiana, si tiene il quinto round di colloqui tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare di Teheran. Una trattativa ad alta tensione che, secondo fonti diplomatiche europee, rappresenta “l’ultima occasione per evitare la tempesta”, dopo settimane di dichiarazioni sempre più rigide da entrambe le parti.
Con gli occhi del mondo puntati su Roma, la partita diplomatica si gioca tra linee rosse americane, minacce iraniane e il tentativo italiano di tenere aperto un canale negoziale in una delle crisi più delicate del panorama internazionale.
L’ayatollah Ali Khamenei, guida suprema iraniana, ha espresso “profondi dubbi” sull’esito positivo dei colloqui, bollando come “sciocchezze” le richieste statunitensi di interrompere l’arricchimento dell’uranio, definendole “un grave errore”. Il messaggio è chiaro: Teheran non è disposta a cedere su quello che considera un diritto sovrano, e minaccia di far saltare il tavolo se verrà messo in discussione.
Washington, dal canto suo, si presenta al tavolo con i paletti ben fissati: nessuna concessione senza garanzie concrete sulla rinuncia dell’Iran all’arma atomica. “Speriamo in un risultato positivo, ma servono impegni chiari”, ha affermato Steve Witkoff, inviato speciale Usa per il Medio Oriente.
Nel cuore della diplomazia c’è anche l’Italia. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito il pieno sostegno del governo italiano al negoziato in corso: “Abbiamo scelto Roma come sede per dimostrare che le tensioni possono calare. Ma serve un impegno reale da parte iraniana”. Tajani ha inoltre confermato di aver ricevuto rassicurazioni dal ministro degli Esteri iraniano sulla non volontà di sviluppare l’arma atomica, ma ha ammonito: “Decisioni scellerate sull’arricchimento sarebbero un disastro”.
A rendere il clima ancora più teso, la presenza a Roma del capo del Mossad David Barnea e del ministro israeliano degli Affari strategici Ron Dermer, in incontri paralleli con l’inviato Usa. Israele, da sempre critico verso qualsiasi apertura all’Iran, osserva da vicino ogni mossa dei negoziatori.
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