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Esteri
23 Maggio 2025 - 09:10
Moon Jae-in e Trump
I venti della strategia "America First" tornano a soffiare con forza nel Pacifico. L’amministrazione del presidente Donald Trump sta valutando un taglio di 4.500 soldati dalle truppe statunitensi stanziate in Corea del Sud, una mossa che, se confermata, riguarderebbe circa il 16% dei 28.500 militari Usa attualmente presenti nel Paese.
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, i soldati verrebbero ridislocati verso altre aree sensibili dell’Indo-Pacifico, in primis Guam, in un contesto di riposizionamento delle forze per contenere l’espansione cinese e risparmiare sui costi di protezione militare per gli alleati “ricchi”, come definito da Trump la Corea del Sud.
La notizia ha scosso il governo sudcoreano, preoccupato non solo per l’effetto dissuasivo ridotto nei confronti del regime di Pyongyang, ma anche per la tenuta stessa dell’alleanza bilaterale. Il Ministero della Difesa di Seul ha smentito qualsiasi discussione formale sulla riduzione delle truppe, ribadendo che le USFK (United States Forces Korea) sono un pilastro fondamentale della sicurezza regionale.
“La presenza militare americana ha garantito stabilità nella penisola coreana – ha affermato un portavoce – e continua a rappresentare un deterrente cruciale contro le provocazioni nordcoreane.”
Il ridimensionamento delle USFK si inserisce in una strategia più ampia delineata da Elbridge Colby, incaricato dal segretario alla Difesa Pete Hegseth di redigere la Strategia di Difesa Nazionale 2025. Il nuovo orientamento punta a concentrare le risorse sulla deterrenza contro la Cina, spostando l’attenzione dalla minaccia nordcoreana al rischio di un’invasione di Taiwan.
Durante un’intervista a Yonhap, Colby ha dichiarato: “Le forze americane in Corea non devono restare ostaggio della crisi con il Nord. La minaccia più concreta oggi si chiama Pechino.”
Dietro la mossa, anche la questione del “burden sharing”: Trump accusa da anni la Corea del Sud di non contribuire abbastanza alla spesa per la presenza militare americana. Lo scorso anno, Seoul ha accettato di pagare 1,1 miliardi di dollari, ma Trump vorrebbe una cifra vicina ai 10 miliardi l’anno, altrimenti – ha dichiarato – “le truppe torneranno a casa”.
Il prossimo governo sudcoreano, che sarà eletto il 3 giugno dopo l’impeachment dell’ex presidente Yoon Suk-yeol, si troverà ad affrontare una delle crisi strategiche più gravi degli ultimi decenni. Con Pyongyang in ascesa nucleare, Pechino sempre più assertiva e Washington tentata dal disimpegno selettivo, l’equilibrio militare del Pacifico potrebbe presto cambiare volto.
Nel frattempo, la Corea del Sud resta in bilico, tra timori per la propria sicurezza e incertezza sulle reali intenzioni dell’alleato americano.
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