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Energia
27 Maggio 2025 - 16:45
Centrale nucleare
L’Italia ha detto addio al nucleare nel 1987, dopo il disastro di Chernobyl e un referendum popolare che ne ha sancito l’uscita dalla produzione energetica. Tuttavia, le tracce del nostro passato atomico sono ancora ben presenti. Le centrali nucleari non producono più elettricità, ma esistono, costano e sono al centro di una complessa gestione di smantellamento e sicurezza, affidata a Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari).
Il programma nucleare italiano ha portato alla costruzione di quattro centrali principali, attive tra gli anni Sessanta e Ottanta:
Trino Vercellese (VC): entrata in funzione nel 1965, è stata una delle prime centrali italiane con reattore ad acqua pressurizzata (PWR) da 270 MW. Ha operato fino al 1987 ed è oggi in fase avanzata di smantellamento.
Caorso (PC): la più grande centrale nucleare d’Italia, con una potenza di 860 MW. In funzione dal 1981 al 1986, utilizzava un reattore ad acqua bollente (BWR). Anche qui sono in corso le operazioni di decommissioning.
Latina: la più antica del lotto, inaugurata nel 1963. Ha operato per circa vent’anni e il suo smantellamento è partito ufficialmente nel 2020. Utilizzava un reattore a gas grafite, ispirato al modello britannico.
Garigliano (CE): attiva dal 1964 al 1982, situata vicino a Sessa Aurunca, in Campania. Il decreto di disattivazione è stato firmato nel 2012 e la centrale è ora oggetto di un progressivo smantellamento.
Oggi, queste centrali non producono più energia, ma comportano costi di gestione e sicurezza. Non solo: in assenza di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, i materiali residui vengono conservati in modo temporaneo, in attesa di una sistemazione definitiva. Proprio la creazione di un sito nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti è uno dei temi più discussi a livello politico e tecnico.
Nonostante il passato, il nucleare è tornato al centro del dibattito. In un’epoca di crisi energetiche e transizione ecologica, il suo basso impatto in termini di emissioni potrebbe renderlo uno strumento utile. Anche il governo Meloni ha manifestato interesse per un possibile ritorno del nucleare, ma riattivare le vecchie centrali non è realistico: servirebbero investimenti massicci e tempi lunghi.
L’Italia resta quindi un Paese senza energia nucleare attiva, ma con una rete di impianti dismessi ancora da gestire. Intanto, il tema divide: tra chi lo vede come una risorsa per la decarbonizzazione e chi teme i rischi e i costi di un ritorno al passato.
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