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Proteste Usa

Scatta il coprifuoco a Los Angeles, e tra i migranti destinati a Guantanamo spuntano anche degli italiani

Trump in un comizio: “Non permetterò che l’America venga distrutta da criminali del Terzo Mondo. L'Europa faccia qualcosa"

Scatta il coprifuoco a Los Angeles, tra i migranti destinati a Guantanamo spuntano anche degli italiani

Le proteste a Los Angeles (Fonte X)

Nella città degli angeli è scattato il coprifuoco. La sindaca democratica Karen Bass ha annunciato la misura straordinaria con effetto immediato: dalle 20 alle 6 sarà vietato circolare in alcune zone del centro di Los Angeles. “Dichiaro l’emergenza locale – ha detto in conferenza stampa – per fermare vandalismi e saccheggi”. Ma le dichiarazioni della Bass non sono bastate a placare l’ondata di tensione che scuote la metropoli californiana.

Il presidente Donald Trump ha raddoppiato l’invio di truppe: 4.000 soldati della Guardia Nazionale, affiancati da 700 marines, resteranno sul posto per almeno due mesi. Una scelta che ha scatenato proteste e polemiche, anche per i costi: fino a 134 milioni di dollari, secondo il Pentagono. “Se non avessi mandato i militari – ha scritto su Truth – Los Angeles sarebbe in fiamme”.

Il pugno di ferro del presidente repubblicano non si ferma ai confini nazionali. Trump ha infatti ordinato la deportazione di 9.000 migranti verso il carcere di massima sicurezza di Guantanamo, ex struttura per terroristi. Secondo il Washington Post, tra i trasferiti ci sarebbero anche italiani, francesi, tedeschi e britannici. Ma il Dipartimento di Stato si trincera dietro il silenzio: “Non comunicheremo le nazionalità

Trump, però, non molla. Dallo Studio Ovale avverte che, se necessario, invierà truppe anche in altre città e userà “una forza uguale o maggiore” contro eventuali proteste. Ha evocato l’Insurrection Act del 1807, una legge finora usata solo in casi estremi. In un comizio a Fort Bragg ha tuonato: “Non permetterò che l’America venga distrutta da criminali del Terzo Mondo. L’Europa faccia qualcosa prima che sia troppo tardi”.

Nel clima infuocato, è arrivato il sostegno inaspettato di Elon Musk. Il fondatore di Tesla ha rilanciato su X un post di Trump, affiancandolo con bandiere americane e messaggi di supporto alla linea dura del tycoon. Anche JD Vance, senatore repubblicano e vice presidente designato, ha approvato: “Il presidente non tollererà violenze e rivolte”.

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