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Caccia: proteste e timori per il nuovo disegno di legge "Ammazza Natura"

Gli ambientalisti storcono già il naso

Nuovo Ddl sulla caccia

Il testo ufficiale ancora non c'è, ma le bozze del disegno di legge sulla caccia fanno già storcere il naso al mondo ambientalista. Circolano da settimane, tanto che sono bastate a far scattare una mobilitazione senza precedenti: 44 associazioni hanno scritto ai ministri dell’Ambiente e dell’Agricoltura – Gilberto Pichetto Fratin e Francesco Lollobrigida – chiedendo un incontro urgente e maggiore trasparenza. Il provvedimento, battezzato “Ammazza Natura”, prevede modifiche profonde alla legge 157 del 1992, che disciplina la tutela della fauna selvatica e l’attività venatoria.

Secondo le associazioni, siamo di fronte a una vera e propria “deregulation della caccia”, mascherata da tutela della biodiversità. «È un cambio di paradigma pericoloso – spiega Alessandro Fazzi, consulente di Humane World for Animals Italia –. Si cerca di far passare l’idea, non supportata da alcuna evidenza scientifica indipendente, che i cacciatori siano strumenti della conservazione ambientale».

I punti critici non mancano. Tra le misure considerate più allarmanti spicca l’estensione delle aree cacciabili, incluse zone oggi vietate come parchi regionali, demani pubblici e perfino spiagge. Il Ddl fisserebbe al 30% la massima percentuale di territorio protetto, contravvenendo agli impegni europei del Green Deal, che stabiliscono quella quota come minima.

C’è poi il drastico ampliamento del numero di specie utilizzabili come richiami vivi, che passerebbero da 7 a 36, con un massimo di 10 animali per cacciatore: potenzialmente 360 esemplari detenuti da un singolo individuo. Il Ddl prevede inoltre la possibilità di cacciare dopo il tramonto, di organizzare gare con cani armati anche di notte, e di reintrodurre l’uccellagione e i roccoli – pratiche vietate e sanzionate a livello europeo.

Il fronte contrario al disegno di legge è ampio: oltre alle sigle ambientaliste e animaliste, vi sono medici, fotografi naturalisti, economisti, agricoltori e operatori dell’ecoturismo. Tutti temono ripercussioni su biodiversità, economia verde e sicurezza pubblica. «Questo disegno di legge – conclude Fazzi – non tutela la natura, ma la espone a nuove minacce. È un favore alla lobby venatoria a scapito del bene comune». Le associazioni, intanto, chiedono lo stop immediato del provvedimento e l’avvio di un confronto pubblico e trasparente.

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