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la tragedia a savona

Muore a 19 anni, non era stato ammesso all'esame di maturità: il sistema scolastico italiano continua a uccidere nel silenzio

Un altro giovane si toglie la vita in Liguria, forse per la mancata ammissione all’Esame di Stato. Ma il suo caso non è isolato: tra pressioni insostenibili e indifferenza istituzionale, l’istruzione italiana continua a ignorare il peso psicologico che impone agli studenti

Muore a 19 anni, non era stato ammesso all'esame di maturità: il sistema scolastico italiano continua a uccidere nel silenzio

Un ragazzo di 19 anni è stato ritrovato morto in un ex impianto elettrico abbandonato in provincia di Savona. A lanciare l’allarme è stato un amico, che ha ricevuto un messaggio inquietante poco prima della tragedia. I carabinieri sono intervenuti subito, ma per il giovane non c’era già più nulla da fare: il corpo giaceva senza vita ai piedi di una scala interna. Secondo i primi rilievi, si tratterebbe di un suicidio.

Dietro questo gesto estremo, secondo le prime ipotesi, ci sarebbe la mancata ammissione all’esame di maturità. Ma è davvero solo questo? Gli inquirenti stanno vagliando anche altri elementi, compresa una lettera lasciata all’amico, per comprendere le ragioni profonde che hanno spinto un ragazzo così giovane a togliersi la vita.

È impossibile, però, non puntare il dito contro un sistema scolastico che, da anni, ignora la sofferenza psicologica dei suoi studenti. Un sistema che valuta il valore di una persona attraverso un numero, che distribuisce ansia invece che conoscenza, e che continua a mietere vittime silenziose.

Non è il primo caso. Universitari che si suicidano per un esame non superato, studenti delle superiori stritolati dalle aspettative, ragazzi e ragazze dimenticati da una scuola che pretende ma non ascolta. In un Paese dove la salute mentale è ancora un tabù e dove la scuola raramente offre supporto psicologico reale, la pressione diventa una condanna.

Finché non si affronteranno seriamente le responsabilità di un’istruzione costruita sulla performance e non sulla crescita personale, questi drammi continueranno a ripetersi. E continueremo a leggere di giovani che muoiono per la scuola. Ma la scuola dovrebbe insegnare a vivere, non a morire.


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