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L'appuntamento
25 Giugno 2025 - 08:30
Alcuni dei Leader presenti all'Aia (Fonte X)
Prima ancora che si aprissero i lavori del vertice NATO all’Aia, Donald Trump aveva già dettato la linea dall’alto del suo Air Force One. Con il suo stile consueto – irriverente, imprevedibile, pungente – ha lanciato un messaggio chiaro agli alleati: si spenda di più per la difesa, molto di più. Il nuovo obiettivo? Il 5% del PIL, suddiviso tra esercito, infrastrutture strategiche e sicurezza. Una cifra che spaventa più di una capitale europea.
Il passaggio più controverso delle sue dichiarazioni riguarda però il cuore della NATO: l’articolo 5, quello che garantisce la difesa reciproca tra gli Stati membri. “Mi impegno a salvare vite”, ha detto Trump, ma poi ha aggiunto: “Dipende dalla definizione. Ora ce ne sono diverse…”. Una frase che ha scosso le fondamenta dell’Alleanza, mai così apertamente messa in discussione. Forse resosi conto della portata delle sue parole, ha tentato di minimizzare: “Non è questo il luogo per chiarire”, ha detto a bordo dell’aereo presidenziale.
La reazione europea non si è fatta attendere. Francia, Germania e Regno Unito – con Macron, Merz e il nuovo premier britannico Starmer – si sono mossi in blocco, firmando un editoriale sul Financial Times che chiarisce la loro posizione: sì a maggiori spese, ma con criteri trasparenti. La deterrenza nucleare resta centrale, ma guai a scivolare nel “defence washing”, come lo ha definito il commissario Ue Dombrovskis, preoccupato che sotto l’etichetta difesa vengano infilate spese sanitarie o stradali.
Il clima al summit resta elettrico. Trump gioca il doppio ruolo di alleato e creditore: “Sono impegnato ad aiutarli… ma devono pagare”. Ricorda i suoi interventi passati: “La NATO era sull’orlo del fallimento, io li ho salvati”. Intanto, Macron tenta un’operazione simpatia con una cena informale, mentre il neo-segretario Mark Rutte elogia Trump in privato, messaggio poi sbandierato da The Donald: “L’Europa pagherà molto, ed è merito tuo”.
La partita resta aperta. Se Danimarca e Svezia spingono per un fronte unito (“è il momento di alzarsi in piedi”), la Spagna si sfila: “Non spenderemo così tanto”. La premier danese Fredriksen avverte: “Nessuna clausola di opt-out”. Oggi sarà la giornata decisiva: ci sarà un sì, un no o un compromesso al 5% chiesto da Trump?
Nel frattempo, gli USA hanno ripreso a condividere intelligence sensibile sull’Ucraina, e il comunicato finale del vertice – atteso oggi – potrebbe contenere un rinnovato sostegno a Kiev. Ma il messaggio di Trump è chiaro: l’America resta, a patto che gli altri paghino.
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