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Per queste razze serve un "patentino": ecco la proposta di legge in Lombardia

I cani considerati difficili da adottare entrano di diritto in una "save list". Dieci ore di corso teorico per prepararsi

Per queste razze serve un "patentino": ecco la proposta di legge in Lombardia

Foto di repertorio

Una proposta di legge approvata a maggioranza dal Consiglio Regionale della Lombardia potrebbe cambiare il modo in cui vengono gestiti i cani ritenuti più difficili da adottare o potenzialmente problematici. L’obiettivo dichiarato è duplice: tutelare la sicurezza pubblica e garantire il benessere degli animali.

Al centro del provvedimento, l’introduzione di un patentino obbligatorio per i proprietari di alcune razze inserite nella cosiddetta “save list”: 26 tipologie canine, tra cui Dogo Argentino, Rottweiler, Pit Bull e Cane Corso, spesso coinvolte in episodi di abbandono o difficili da gestire.

Il percorso per ottenere il patentino prevede un corso teorico di almeno 10 ore e un modulo pratico di almeno 6 ore, in cui si affrontano simulazioni di situazioni reali. Il ciclo si conclude con il test CAE-1 (Controllo dell’Affidabilità ed Equilibrio), in collaborazione con l’ENCI, l’Ente Nazionale Cinofilia Italiana.

In caso di mancato superamento dell’esame, scatteranno obblighi specifici: guinzaglio e museruola fuori casa, possibili percorsi terapeutici con supporto veterinario e, nei casi più critici, anche il sequestro del cane da parte del Comune, con trasferimento in un rifugio. Il test potrà essere ripetuto al massimo tre volte nell’arco di tre mesi.

Un altro punto rilevante della norma è il divieto di possedere questi cani per chi ha precedenti penali legati a reati gravi.

La proposta nasce per contrastare il sovraffollamento dei canili, oggi popolati in gran parte da cani di razze della save list. I dati delle ATS regionali rivelano che meno del 2% di questi animali ha un pedigree registrato all’ENCI, e che le probabilità di adozione restano molto basse.

Una misura che mira quindi non solo a prevenire incidenti, ma anche a responsabilizzare i proprietari e incentivare percorsi educativi in grado di valorizzare anche gli animali più complessi.

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