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Scenari
30 Giugno 2025 - 06:45
Enrico Salza e Roberto Repole
Il grande vecchio c’è. E i rumors dicono che sia il banchiere Enrico Salza, ex presidente del gruppo IntesaSanpaolo. Inutile cercare conferme. Salza ha sette vite come i gatti e sembra che l’omelia pronunciata dal cardinale Repole il giorno di San Giovanni lo abbia colpito profondamente, forse anche commosso. Così avrebbe deciso di compiere ancora un miracolo (anche se in canna ne avrebbe altri), tornando sui suoi passi, fin quasi alle origini. Quando frequentava con assiduità gli uffici di via Stampatori, sede della corrente Dc di Forze Nuove. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata e quella Finanza cattolica di cui Salza è stato paladino, è stata sepolta dalla moderna tecnocrazia dei boiardi delle banche e dell’industria. Salza ha sempre avuto la capacità di vedere per tempo più lontano degli altri, di cogliere sfumature e cambiamenti prima di tutti. Oggi ha compreso che il pontificato di Leone XIV segna un profondo spartiacque tra la politica di oggi e quella che verrà. L’arcivescovo di Torino Roberto Repole, ha tratteggiato il cammino, mettendo in guardia sui rischi della società di oggi. E dunque la politica si attrezza, tra incertezze, timori, indecisioni di alcuni. Ma Salza (o un altro grande vecchio) sta chiamando a raccolta reduci, nuove leve, movimenti e gruppi ecclesiali per percorrere una terza via. Alcuni sono recalcitranti, perché non vedono oltre il loro naso e, a sinistra, si sentono più garantiti (come Alleanza per Torino) da un Pd votato al suicidio che da un’impresa epocale. A destra sono più disponibili, ma ben consapevoli che Giorgia Meloni potrebbe rilanciare la posta con quel Partito Nazionale di cui scrive Walter Altea a pagina 10. Questo lo scenario che vede movimento al centro e una visione a destra. Stupisce la sinistra che sembra non imparare nulla dalle sconfitte elettorali. Lo smarrimento di Elly Schlein è pari a quello di della sua classe dirigente, sedotta dall’ideologia “woke” e che neppure sul tema della pace sembra mostrare una linea distintiva. Per non parlare di industriali e banchieri che hanno abiurato ai principi di solidarietà e sussidiarietà e godono soltanto, come zio Paperone, nell’immergersi in vasche piene zeppe di bigliettoni. Bene, tutto questo al grande vecchio della finanza Piemontese e ai suoi amici, deve aver fatto venire l’orticaria se è vero, e sembra proprio che sia così, che l’idea di cambiare tutto sia l’unica e l’ultima soluzione. Per cui, d’ora in avanti, anche i più inespugnabili fortini dell’industria e della finanza non saranno più sicuri per boiardi e tecnocrati. Come le parole del cardinale Pappalardo («A Roma si discute e a Sagunto si muore»), suscitarono come conseguenza l’inizio della “Primavera di Palermo”, quelle di Repole possono fare altrettanto. Una “Primavera di Torino” attesa da tutti e annunciata (ma senza fare rumore), da un “grande vecchio”. Che sia Salza o un altro, poco importa.
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