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Salute mentale: la Gen Z guida una rivoluzione silenziosa

Unobravo rivela in un nuovo studio le sfide e le nuove consapevolezze dei giovani italiani sul benessere psicologico

Salute mentale: la Gen Z guida una rivoluzione silenziosa

La percezione e il dialogo attorno alla salute mentale stanno subendo una profonda trasformazione in Italia, con la Generazione Z che emerge come forza trainante nel processo di destigmatizzazione. Un nuovo studio condotto da Unobravo, piattaforma leader in Europa per il supporto psicologico online, attraverso il suo barometro MINDex, getta luce sulle sfide, le aspettative e i progressi nel benessere mentale degli italiani, con un focus particolare sui giovani.

L'indagine, che ha coinvolto 2250 adulti tra i 18 e i 50 anni e 1609 professionisti clinici, rivela un quadro complesso. Se da un lato lo stigma legato alla terapia si sta lentamente attenuando, dall'altro la fragilità psicologica è ancora troppo spesso percepita come una debolezza.

La Dottoressa Valeria Fiorenza Perris, Direttrice Clinica di Unobravo, sottolinea la gravità del disagio tra i più giovani: "Già nei primi accessi osserviamo un disagio marcato: sono giovani in crisi, spesso schiacciati da aspettative elevate e orientati alla performance." I dati del MINDex confermano questa tendenza: quasi un terzo dei rispondenti tra i 18 e i 29 anni si sente bloccato, insoddisfatto o privo di uno scopo, mentre il 40% dichiara che il proprio stato emotivo ostacola spesso la possibilità di vivere appieno le esperienze. "Questo quadro riflette un bisogno profondo di stabilità e sicurezza," aggiunge la Dottoressa Perris, evidenziando la necessità di ascolto e interventi tempestivi.

Le principali cause di malessere, riscontrate in tutte le fasce d'età ma con peculiarità per i giovani, includono stress lavorativo, preoccupazioni economiche e problemi di salute. Per i più giovani, si aggiungono le sfide legate al percorso di crescita, all'emancipazione dalla famiglia d'origine e alla costruzione dell'identità, fattori che possono generare complessità psicologiche nell'attuale contesto socio-culturale.

Nonostante i progressi, lo stigma rimane una barriera significativa. L'81% degli italiani coinvolti nello studio percepisce la salute mentale come una debolezza, e solo il 16% si sente libero di parlarne apertamente. È allarmante notare come il 38% dei giovani tra i 18 e i 29 anni abbia ammesso di aver dovuto nascondere il proprio disagio, con il 20% che lo fa quotidianamente. "Questo ci parla di un bisogno urgente di normalizzare il dialogo sulla salute mentale e creare spazi sicuri e accoglienti," afferma la Dottoressa Perris, pur notando un segnale incoraggiante: oltre una persona su tre percepisce un cambiamento in atto.

Vi è una discordanza tra l'alta consapevolezza emotiva dichiarata dai pazienti (82%) e la percezione degli psicologi, di cui il 70% riferisce che i pazienti faticano a esprimere ciò che provano e il 90% non ha piena contezza della profondità del proprio disagio. Tuttavia, il 52% dei professionisti clinici osserva un cambiamento positivo nelle nuove generazioni, più aperte e consapevoli.

L'approccio dei giovani alla terapia è radicalmente mutato. Solo il 13% la considera utile solo in momenti di crisi, mentre la maggior parte la vede come uno strumento prezioso per il benessere e la crescita personale. Oltre un giovane su due è attualmente in terapia o ha già intrapreso un percorso, e il 46% la considera imprescindibile. Questo indica un superamento del pregiudizio, con la terapia vista non più come un segno di debolezza, ma come un'opportunità di conoscenza di sé e di costruzione di un equilibrio duraturo.

Le resistenze all'inizio di un percorso terapeutico persistono, con il costo (57%) come barriera principale, seguita dalla mancanza di tempo e dalla difficoltà nel trovare il professionista adatto. La resistenza emotiva, però, rimane la più profonda: il 71% degli psicologi rileva che i pazienti spesso rimandano credendo di dovercela fare da soli, arrivando in terapia solo dopo aver "toccato il fondo". Per i più giovani, il 39% ha riferito di essersi sentito dire che "stava esagerando".

La Generazione Z sta indubbiamente contribuendo a riscrivere la narrazione sulla salute mentale. Sebbene il disagio venga ancora mascherato in molti casi, l'età media di accesso alla terapia si sta abbassando, e il 43% dei giovani tra i 18 e i 29 anni percepisce un cambiamento positivo nel modo di parlare di benessere psicologico. "È un passo importante verso la normalizzazione del prendersi cura di sé," conclude la Dottoressa Perris.

In questo contesto, la tecnologia emerge come un alleato. Il 52% dei giovani tra i 18 e i 29 anni ritiene che l'Intelligenza Artificiale avrà un impatto positivo sul miglioramento dell'assistenza psicologica. Pur ribadendo l'essenzialità della connessione umana nell'alleanza terapeutica, le nuove generazioni sono pronte a integrare strumenti innovativi per facilitare l'accesso alla terapia e supportare il loro percorso di benessere con consapevolezza e curiosità.

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