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Sugar Tax, la tassa fantasma: promessa dal 2020, rinviata per l’ottava volta

Mentre in altri Paesi si osservano benefici per la salute pubblica, da noi la misura resta bloccata tra interessi economici e incertezze politiche

Sugar Tax, la tassa fantasma: promessa dal 2020, rinviata per l’ottava volta

La Sugar Tax è una tassa pensata per disincentivare il consumo di bevande analcoliche zuccherate, come cole, aranciate, tè freddi e succhi. In Italia, però, è ormai diventata un paradosso legislativo: introdotta a fine 2019, non è mai stata applicata, nonostante compaia nelle leggi di bilancio da ben cinque anni. Venerdì 4 luglio il Consiglio dei ministri ha annunciato l’ennesimo rinvio, fissando l’entrata in vigore al 1° gennaio 2026. È l’ottava volta che la sua attuazione slitta, coinvolgendo ben quattro governi differenti.

Che cos'è e come funziona la Sugar Tax?
In concreto, si tratta di un’imposta sulle bevande zuccherate:

  • 10 euro per ettolitro per i prodotti già pronti (cioè 10 centesimi per una bottiglia da un litro), se contengono almeno 25 grammi di zuccheri per litro;
  • 25 euro per 100 kg (ovvero 25 centesimi al chilo) per i prodotti da diluire, come sciroppi e concentrati, che contengano almeno 125 grammi di zucchero per chilo.

L’obiettivo è ridurre il consumo eccessivo di zuccheri, in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che riconosce negli “zuccheri liberi” una delle principali cause dell’obesità, soprattutto tra bambini e adolescenti.

La tassa fu introdotta nel dicembre 2019, dal secondo governo Conte, come parte della legge di bilancio 2020. Doveva entrare in vigore il 1° giugno 2020, ma fu subito rinviata a novembre a causa di divergenze nella maggioranza. Da allora, il meccanismo si è ripetuto: ogni governo – Conte II, Draghi, Meloni – ha preferito posticiparne l’avvio, per non scontentare le imprese del settore e per evitare ricadute su famiglie e consumatori in un periodo economicamente difficile. Secondo i detrattori, come Forza Italia, si tratta di una “tassa inutile” e “dannosa”, che colpisce l’industria e i cittadini senza effetti reali sulla salute. Ma cancellarla definitivamente è difficile: il gettito stimato è di circa 300 milioni di euro all’anno, e servirebbero coperture permanenti per sostituirlo.

Ma è davvero utile contro l’obesità?
Secondo l’OMS, una tassa efficace dovrebbe incidere almeno per il 20% sul prezzo finale. In Italia, l’aumento previsto di 10 centesimi al litro potrebbe essere troppo modesto per influenzare i consumi. Tuttavia, esperienze estere dimostrano che una sugar tax può funzionare, se ben calibrata.
La tassazione sui soft drink può essere un tassello, ma da sola non risolve il problema. In Italia, il 9,8% dei bambini è obeso, e i pediatri ricordano che servono strategie integrate: educazione alimentare nelle scuole, mense scolastiche più sane, regole sulla pubblicità ai minori, coinvolgimento di famiglie, nutrizionisti e istituzioni sanitarie.

Mentre altri Paesi europei ed extraeuropei (Francia, Spagna, Messico, Regno Unito) hanno già sperimentato i benefici di una sugar tax, l’Italia resta ferma, intrappolata tra buone intenzioni e scelte rinviate. 

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