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crisi internazionale
09 Luglio 2025 - 07:40
foto da archivio
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la ripresa delle forniture militari all’Ucraina, ponendo fine allo stop deciso dal Pentagono il 2 luglio. La svolta è arrivata durante la cena di Stato in onore del premier israeliano Benjamin Netanyahu, tenutasi lunedì sera nella Blue Room della Casa Bianca. “Putin è sempre molto gentile, ma questo non significa nulla. Sta uccidendo troppa gente. Non sta trattando bene gli esseri umani”, ha dichiarato Trump davanti alla stampa. Il presidente ha confermato l’invio di 10 missili intercettori Patriot, uno dei sistemi difensivi più richiesti da Kiev negli ultimi mesi.
La sospensione degli aiuti – ha spiegato Trump in una conversazione telefonica con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 4 luglio – non sarebbe stata decisa da lui. “Non lo sapevo, è stata una decisione del Pentagono,” avrebbe detto secondo quanto riportato da Axios.
A rendere ancora più evidente l’imbarazzo interno, la reazione del segretario alla Difesa Pete Hegseth, presente alla cena accanto a Netanyahu: ha annuito pubblicamente all’annuncio della ripresa delle forniture, nonostante fosse stato lui – insieme al sottosegretario Elbridge Colby – a promuovere lo stop, nel quadro di un riposizionamento strategico verso l’Asia.
La Casa Bianca ha avviato contatti anche con Berlino per chiedere la cessione di una batteria tedesca di missili Patriot a Kiev. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, in una telefonata con Trump, avrebbe espresso cautela: la Germania ha già fornito all’Ucraina più sistemi Patriot di qualsiasi altro Paese Nato, inclusi gli stessi Stati Uniti. Ma i negoziati sono in corso, secondo fonti diplomatiche citate da Axios.
Intanto, il presidente valuta nuove sanzioni contro Mosca, esaminando una proposta di legge al Senato. Mosca osserva con distacco apparente. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che “le forniture di armi non aiutano la pace,” e ha parlato di “dichiarazioni controverse e confuse” provenienti da Washington.
Sul fronte mediorientale, cresce la tensione anche nel Mar Rosso, dove i ribelli Houthi hanno attaccato una nave greca, uccidendo tre marinai. È il secondo episodio in meno di 24 ore.
In parallelo, il presidente francese Emmanuel Macron ha rilanciato la sua proposta: “Il riconoscimento dello Stato palestinese è l’unica via per la pace”. In visita al Parlamento britannico, ha ribadito l’impegno europeo: “Noi europei non abbandoneremo mai Kiev”.
Un nuovo fronte di crisi si apre tra Germania e Cina: un aereo da ricognizione elettronica tedesco, impegnato nella missione Aspides nel Mar Rosso, è stato bersagliato con un laser dalle forze cinesi. Berlino ha reagito duramente, convocando l’ambasciatore cinese: “Un gesto inaccettabile,” ha dichiarato il governo tedesco.
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