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Immigrazione e diplomazia: Starmer cerca l’intesa con Macron per fermare i flussi sul Canale della Manica

Il premier britannico punta a ottenere concessioni simboliche e operative su un dossier che agita la politica interna

Immigrazione e diplomazia: Starmer cerca l’intesa con Macron per fermare i flussi sul Canale della Manica

foto di archivio

L’immigrazione resta una delle questioni più scottanti per il governo britannico guidato da Keir Starmer. E nella cornice solenne della visita di Stato di Emmanuel Macron, Downing Street spera di ottenere garanzie politiche e gesti concreti per contenere gli arrivi via mare, che continuano ad aumentare nonostante gli accordi già in vigore.

Starmer, leader dei Laburisti, ha vinto le elezioni del 2024 promettendo una stretta sull’immigrazione irregolare. Ma a un anno dal suo insediamento, i dati raccontano un’altra storia: quasi 20mila migranti hanno attraversato il Canale della Manica nei primi sei mesi del 2025, il 48% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un trend che mina la credibilità del governo e alimenta la propaganda anti-migranti del partito di destra radicale Reform UK, primo nei sondaggi.

Giovedì, nel bilaterale a margine della visita di Macron, Starmer chiederà due interventi chiave: l’estensione del raggio d’azione delle forze francesi per intercettare le imbarcazioni prima che si allontanino dalle coste (attualmente il limite è 300 metri); un accordo sperimentale di “rimpatrio incrociato” tra Regno Unito e Francia, per cui ciascun paese potrebbe rispedire all’altro un numero equivalente di richiedenti asilo. Quest’ultima misura, per ora solo in discussione, ha valore soprattutto simbolico e propagandistico: sarebbe limitata nei numeri, ma sufficiente per far dire a entrambi i governi che qualcosa si sta muovendo. In passato Macron ha bocciato proposte simili, affermando che Londra dovrebbe trattare con l’intera Unione Europea, non solo con Parigi.

Un’intesa tra Londra e Parigi esiste già dal 2022, quando il governo britannico si impegnò a versare 480 milioni di sterline in tre anni per finanziare pattugliamenti, sorveglianza con droni e attrezzature notturne sulle coste francesi. Oggi, 1.200 agenti francesi operano stabilmente nel nord del Paese. Ma, come dimostrano i numeri, gli arrivi non sono diminuiti. Eppure Starmer ha già manifestato disponibilità ad aumentare i fondi, pur di ottenere nuovi impegni da parte francese.

Il controllo dei flussi migratori è diventato una questione di sopravvivenza politica per il primo ministro. Nonostante un approccio quasi sovrapponibile a quello dei Conservatori, Starmer fatica a convincere l’elettorato più sensibile al tema, che si sta spostando verso Reform UK.
Per Starmer, ottenere anche vaghe promesse da Macron basterebbe a mostrare una qualche forma di controllo sul fenomeno migratorio. Ma la sostanza resta incerta: né le espulsioni bilaterali, né l’aumento dei fondi hanno finora invertito la rotta. L’unico risultato sicuro, per ora, è il ritorno della diplomazia tra due Paesi che, almeno nei simboli, provano a riallacciare i fili di un rapporto europeo interrotto.

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