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social e razzismo
09 Luglio 2025 - 08:45
Un video mostra una giornalista annunciare, con tono serio, che i fondi per la manutenzione stradale a Napoli sono stati usati per costruire una statua d’oro di Maradona. Alle sue spalle, un uomo anziano in bicicletta cade dentro una gigantesca buca sull’asfalto. Lei ride, esclama “Eh vabbè, forza Napoli” e se ne va.
Non è una scena reale, ma uno dei numerosi contenuti generati con intelligenza artificiale che stanno circolando in massa su TikTok, bersagliando con sarcasmo e stereotipi denigratori la città di Napoli e i suoi abitanti. Il video ha accumulato centinaia di migliaia di visualizzazioni, ed è solo uno dei tanti che utilizzano Veo3, il potente generatore video AI lanciato da Google nel maggio scorso. Questi video fanno parte di un nuovo filone di shitposting digitale, un sottogenere dei contenuti online che punta a essere volutamente assurdo, disturbante o provocatorio. L’obiettivo non è far ridere tutti, ma creare comunità ristrette di “iniziati”, spesso formate in ambienti come 4chan, Reddit o forum di nicchia, con un umorismo cinico, elitario e talvolta apertamente discriminatorio.
@napoletaniartificiali Napoletani a mare #napoletani #memes #meme #napoli #forzanapoli #ia #ai ♬ original sound - napoletaniartificiali
L’estetica è iperrealistica, le scene sono fluide, le voci sintetiche credibili. Ed è proprio questo a renderli pericolosi: “Ho capito che era AI quando ho visto che non c’era la spazzatura per strada”, si legge ironicamente in un commento. Ma sotto il sarcasmo, emergono toni razzisti e antimeridionali ormai sdoganati.
Il modello ricalca una tendenza già diffusa negli Stati Uniti, dove contenuti simili vengono usati per deridere la comunità afroamericana, creando notizie finte o scenari degradanti. Ora questa forma di satira tossica ha trovato terreno fertile anche in Italia, con bersagli diversi ma logiche identiche.
Il successo di questi video solleva interrogativi urgenti su moderazione, responsabilità e regolamentazione dei contenuti generati da AI. TikTok, già sotto accusa per la diffusione di fake news e contenuti estremi, si ritrova ora a fare i conti con un nuovo formato di disinformazione e odio mascherati da intrattenimento.
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