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Mondo Animale
10 Luglio 2025 - 11:35
In una grotta nascosta sotto le montagne del Carso, vicino Trieste, è stata scoperta una nuova medusa mai avvistata prima in Italia. La scoperta è ancora più sorprendente se si pensa che si tratta di una medusa qualsiasi, ma di una specie proveniente dall’Asia, mai vista prima in ambienti sotterranei non solo nostrani, ma europei. Il suo nome scientifico è Craspedacusta sowerbii ed è una medusa d’acqua dolce che finora era sempre stata avvistata in laghi e fiumi, mai nelle profondità della terra.
La piccola medusa è stata individuata nella grotta Luftloch, dove scorre un tratto sotterraneo del fiume Timavo. Un team di ricercatori dell’Università di Trieste, insieme alla Società Adriatica di Speleologia, ha analizzato l’acqua della grotta con una tecnica speciale chiamata eDNA, che permette di “leggere” le tracce lasciate dagli animali nell’ambiente. Ed è così che, tra altri animali, tipici di questo ecosistema, è stata rilevata anche la presenza della medusa asiatica.
Ma com’è arrivata fin qui una creatura che vive dall’altra parte del mondo? Secondo gli esperti, probabilmente è stata trasportata da uccelli migratori, che hanno inconsapevolmente portato con sé i polipi (lo stadio iniziale della medusa) attaccati a zampe o piume. Da lì, la medusa ha trovato il modo di insediarsi anche in ambienti molto diversi da quelli d’origine, come appunto i fiumi e le grotte italiane.
La Craspedacusta sowerbii è un animale davvero affascinante: ha un corpo trasparente con sfumature bianco-verdi e dei tentacoli che usa per catturare piccole prede. Nonostante le dimensioni ridotte, questa medusa può però rappresentare un problema per il nostro ecosistema. È infatti una specie invasiva, che non appartiene all’ambiente in cui si trova, e può disturbare l’equilibrio naturale degli ambienti aquatici italiani, mettendo in difficoltà gli animali locali.
La scoperta sta preoccupando i biologi perché dimostra che questa medusa è molto più resistente e adattabile di quanto si pensasse. Riesce a sopravvivere anche dove non c’è luce, dove la temperatura resta costante, e dove quasi nessun altro essere vivente potrebbe vivere. Se dovesse diffondersi, potrebbe cambiare gli equilibri degli ecosistemi sotterranei del Carso, già molto delicati e unici nel loro genere. Motivo in più per tenerla sotto controllo, monitorando questi ambienti che, dal momento che sono scarsamente accessibili, sono spesso dimenticati. Fondamentale, per i ricercatori, sarà riuscire a coinvolgere anche gli enti locali, le associazioni e i cittadini in modo da proteggere queste zone da invasioni silenziose come quella della nuova medusa.
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