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economia
15 Luglio 2025 - 21:15
La Banca centrale svizzera (SNB) ha azzerato i tassi di interesse, lasciando presagire nuovi possibili tagli nel tentativo di arginare la forza del franco e scongiurare il rischio di deflazione. Una manovra ritenuta necessaria sul fronte macroeconomico, ma che rischia di avere effetti devastanti sul sistema bancario e, soprattutto, sui clienti.
Secondo le stime, gli istituti elvetici potrebbero perdere centinaia di milioni di franchi svizzeri in margini da interessi, con la concreta possibilità che trasferiscano i costi sui correntisti. Una prospettiva che agita il mercato e mette in discussione la sostenibilità di servizi bancari a costo contenuto.
La decisione della SNB è arrivata dopo l’impennata del franco svizzero, alimentata dalla corsa ai beni rifugio innescata dai dazi statunitensi. Il rafforzamento della valuta ha spinto l’inflazione sotto lo zero, costringendo la banca centrale a ridurre i tassi di 25 punti base. Un taglio ritenuto da molti analisti addirittura insufficiente.
L’obiettivo dichiarato è ridare slancio all’inflazione, ma la conseguenza diretta è il crollo degli introiti da interessi per le banche, che nel solo 2024 hanno incassato circa 20 miliardi di franchi svizzeri da questa voce. Secondo il consulente Daniel Geissmann della società Zeb, le perdite potrebbero superare i 660 milioni di franchi, con impatti variabili a seconda della struttura degli istituti.
A subire i contraccolpi peggiori saranno le banche di risparmio e credito, come Raiffeisen e Valiant, che derivano fino al 70% dei propri ricavi dagli interessi. Meno esposte, invece, le banche con portafogli diversificati e i gestori patrimoniali, tra cui Julius Baer, Vontobel, ZKB e UBS. Quest’ultima, però, affronta nuove regole restrittive dopo l’acquisizione di Credit Suisse, aumentando l’incertezza sul proprio futuro.
Il precedente tra il 2011 e il 2015 fa scuola: allora, con tassi prossimi allo zero, le banche svizzere persero quasi 4 miliardi di franchi in margini d’interesse. Oggi lo scenario potrebbe replicarsi, anche se in forma più contenuta. Le conseguenze si faranno sentire soprattutto sui clienti finali. Molti istituti potrebbero aumentare le commissioni, restringere l’accesso al credito o ridurre i servizi gratuiti. Le fasce più vulnerabili – come anziani, famiglie e piccole imprese – saranno le più penalizzate.
Anche il mercato immobiliare rischia uno scossone: la domanda resta alta, ma le condizioni per ottenere mutui potrebbero diventare più rigide. La vera incognita resta la durata di questa fase: più a lungo i tassi resteranno nulli, più gravi saranno le ricadute su famiglie e imprese.
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